La fiera di Sinigaglia, Roma, Grossi, 1760

Vignetta Frontespizio
 SCENA VI
 
 GRIFFO, poi PROSPERO
 
 Griffo
220Ei far vorrebbe il grande
 ma si abbassa dopoi quando gli preme.
 Superbia e povertà stan male insieme.
 Converrà ch’io procuri
 quei cotoni impegnar; non che mi caglia
225di oprar per lui ma la premura mia
 solo è di guadagnar la sensaria.
 Io so che il signor Prospero
 è un uom che ha del danaro
 ma so che è un uomo avaro e spesse volte
230l’uccellator griffagno
 si lascia lusingar da un bel guadagno.
 Ehi dite al signor Prospero (Ad un giovane)
 che senta una parola. Con costui
 che finge l’uom da bene
235tutta l’arte più fina usar conviene.
 Prospero
 Chi mi vuol?
 Griffo
                           Compatite.
 Prospero
                                                  Vi saluto.
 Griffo
 Sono da voi venuto
 per proporvi un negozio.
 Prospero
                                                Amico caro
 se ho da sborzar denaro
240vel dico innanzi tratto,
 presentemente ne son senza affatto.
 Griffo
 Spiacemi in verità; volea parlarvi
 di un certo negozietto
 che potea profittarvi
245senza un menomo dubbio d’alcun danno
 un migliaio di scudi in men d’un anno.
 Prospero
 Dite davver?
 Griffo
                           Mi spiace
 che non siete nel caso.
 Prospero
                                           Vi dirò,
 sono senza denar ma il troverò.
 Griffo
250Se voi foste nel caso
 di prestar del contante...
 Prospero
                                               Ho da prestare?
 Il denar non saprei dove trovare.
 Griffo
 Ma col pegno alla mano.
 Prospero
                                              Ah! Qualche volta
 anche con pregiudizio
255scommodarsi conviene e far servizio.
 Cosa vorriano dar per ipoteca?
 Griffo
 Sedici o venti balle
 di coton di Levante.
 Prospero
 Di buona qualità?
 Griffo
                                    Robba perfetta.
 Prospero
260Aiutar chi ha bisogno a noi si aspetta.
 Griffo
 Ditemi francamente
 il vostro sentimento,
 che volete per cento?
 Prospero
                                         In tai negozi
 non pretendon che il giusto i pari miei;
265mi contento del sei.
 Griffo
                                       Siete onestissimo.
 Prospero
 Per il prossimo mio son pietosissimo.
 Il sei per cento è il frutto
 del denaro ch’io do; ma il due per cento
 vi vuol pel magazzino e il due per cento
270per la mia provigione,
 per vendere il cotone, e s’io lo fido
 con periglio di qualche fallimento
 mi vien anche per questo il due per cento.
 Griffo
 Ma tutti questi casi
275non potriano accader.
 Prospero
                                          No no, non voglio
 incontrar qualche imbroglio.
 Così siam cauti il proprietario ed io.
 E vuo’ che l’util mio mi sia pagato
 di un anno anticipato, onde ogni mille
280che saran numerati
 cento e venti per me siano levati.
 Griffo
 Bravo, così mi piace,
 quello che si ha da far che sia ben fatto.
 Prospero
 Quando faccio un contratto,
285vi parlo schiettamente,
 a me piace di farlo onestamente.
 
    Io non fo come gli avari
 che indiscreti, che usurari
 von la gente scorticar.
290Se di più di quel che ho detto
 mi vuol fare un regaletto
 non lo voglio ricusar.
 
    Il mio cor non è venale,
 son cortese e liberale,
295fo del bene a chi mi par.
 Dalle balle del cotone,
 con licenza del padrone
 per stoppino o per filar
 un pochino ne vo’ pigliar. (Parte)