Filosofia ed amore, Venezia, Fenzo, 1760

Vignetta Frontespizio
 SCENA II
 
 ESOPO, poi LEONZIO
 
 Esopo
 Egli teme a ragion, perché non sa
 qual sia del mio cervel l’abilità.
 Leonzio
 Esopo, amico mio.
 Esopo
                                     Leonzio qui?
 Leonzio
685Sono scolaro anch’io.
 Per seguir una bella,
 da’ genitori suoi venduta a Xanto,
 lasciai la patria e mi condussi alfine
 quella ch’io cerco ed amo
690schiava infelice a rintracciare in Samo.
 Esopo
 È qui dunque?
 Leonzio
                               Sì, amico.
 Il mio ben, la mia dea,
 quella per cui sospiro è Cloridea.
 Esopo
 Il padrone lo sa?
 Leonzio
                                 Credo lo sappia;
695ma all’amor mio s’oppone
 strano desio di Menalippe ardita.
 Ella di me invaghita
 non sa quel che si faccia,
 or mi tenta, or m’insulta ed or minaccia.
 Esopo
700Ho piacer di saperlo,
 lasciate ogni spavento,
 ch’io m’impegno di farvi un dì contento.
 Leonzio
 Come?
 Esopo
                 Non vuo’ dir come;
 quando tempo sarà, ve lo dirò.
705Farete a modo mio?
 Leonzio
                                        Sì, lo farò.
 So che saggio voi siete,
 so che meco comun la patria avete.
 Di voi, amico mio, di voi mi fido
 e col vostro favor la sorte io sfido.
 
710   Frema pure il mar sdegnato,
 minacciando straggi e morte;
 anderò da voi scortato
 le tempeste ad incontrar.
 
    Colla speme e col consiglio
715voi mi fate ardito e forte
 né saravvi alcun periglio
 che mi faccia paventar. (Parte)