Le donne redicole, Roma, Grossi, 1759

 SCENA V
 
 VESPETTA, indi MACROBIO con il servitore
 
 VESPETTA
 Poveri amanti, a che siete ridotti,
545a far gli spasimati e per amore
 qualche volta impazzirvi.
 MACROBIO
 Piano piano vorrei... Non so che faccio.
 Vado o non vado? Cosa fo? Mi fermo?
 Eh si vada, che mai mi vorrà dire.
550Alfine, alfine io vengo
 per dimandarle scusa.
 VESPETTA
 Torna Macrobio, adesso
 mi voglio vendicar.
 MACROBIO
                                      Signora mia...
 VESPETTA
 Nascondersi così, farmi paura,
555bada, me l’ha a pagar.
 MACROBIO
                                           Torniamo indietro...
 Non mi par cosa adesso.
 VESPETTA
                                               E poi, e poi...
 Chi è di là.
 MACROBIO
                       Son io,
 son io, bella Vespetta.
 Non mi guardate storto.
 VESPETTA
                                              E avete faccia
560ancor di venir qua.
 MACROBIO
                                      Ma son venuto
 per domandarvi... Anzi mi faccia grazia. (Dà cenno al servitore, s’avanza e parte poi)
 Guardi.
 VESPETTA
                  Che robba è questa?
 Che redicola moda.
 MACROBIO
 E questa?
 VESPETTA
                      Ohibò, mi fanno rabbia, antiche
565senza buon gusto; io credo
 che usassero d’allora
 che non era il Seicento entrato ancora.
 MACROBIO
 (Oh che diavol di testa è questa mai!)
 E questa?
 VESPETTA
                      E questa pur... Ma no, l’è bella.