Le donne redicole, Roma, Grossi, 1759

 SCENA IV
 
 TIBERIO, indi VESPETTA
 
 TIBERIO
 Ma come va la cosa? Io non l’intendo.
 «Vide Bertoldo, in una copia... espresso...»
 Dunque son io la copia ed io son desso.
 VESPETTA
 Dove sta mia sorella?
 TIBERIO
510Non mi state a seccare le budella.
 VESPETTA
 Guardi, signor marchese,
 che nuova moda è questa.
 TIBERIO
 Mi si volta la testa:
 «Or al giardino e ora a casa andava
515e qualche volta ancora ci buscava».
 VESPETTA
 (Oh! Questa è un’altra scena).
 TIBERIO
 
    Ch’io vi dica: «Mio tesoro,
 per voi peno, per voi moro»
 la sbagliate in verità.
 
 VESPETTA
520Mio signore, che dite?
 TIBERIO
                                           Il mio carvello
 dove n’andò crudele,
 crudele, tu te lo portasti via.
 VESPETTA
 Che dite? Che pensate?
 TIBERIO
 Penso e dico che tu sola ne fosti
525la ladra disleal; dammelo adunque,
 dammelo in quest’istante.
 Ho perduto il cervel, misero amante.
 
    Il cervello ahimè... Ch’è stato?
 Dove è andato?... Ohimè è fuggito;
530chi l’avesse mai trovato
 me lo dia per carità.
 
    Mia padrona, se lha lei,
 me lo torni presto qua.
 
    Non signora, non è quello,
535non lo voglio... Ma bel bello
 me lo lasci almen veder.
 
    Zitto zitto, mi par esso.
 Sì signore, eccolo lì.
 
    Via via, non è l’istesso.
540Che mi vuol burlar così.
 
    Per pietà, chi lo trovasse
 non lo perda, me lo dia,
 me lo dia per carità. (Parte)