Le donne redicole, Roma, Grossi, 1759

 SCENA III
 
 Camera.
 
 MOSCHINA, indi don TIBERIO
 
 MOSCHINA
 Raccor non posso il fiato; e il cor mi sento
445palpitare nel sen per lo spavento.
 Prendiamo un po’ di tregua
 con il solito studio. (Siede)
 TIBERIO
 Scusi, signora mia, se la disturbo.
 (Potessi almen placarla).
450Io vorrei... Se pur lei...
 Deh via, mi senta...
 MOSCHINA
                                      Andate,
 più vedervi non voglio.
 TIBERIO
 Ma signora, se il caso o l’accidente...
 MOSCHINA
 Di voi, dico, no non m’importa niente.
 TIBERIO
455Ma senta una parola,
 per farla divertire
 ho qui meco portato
 alcuni libri e credo
 che molto a caro le saran.
 MOSCHINA
                                                (Vediamo,
460sul debole m’ha preso).
 TIBERIO
                                             (Ho colto il punto?)
 Veda, signora mia,
 qui v’è fra gl’altri un libro intitolato
 Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno
 che al suo raro talento
465sarà di gradimento.
 MOSCHINA
 Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno? (Legge)
 Oh bello, oh bello invero.
 TIBERIO
 (Mi par d’avere alfine
 la gran rocca espugnata).
 MOSCHINA
                                                Oh! Quest’è buona!
 TIBERIO
470Ci trova il suo piacere?
 MOSCHINA
                                             E come! Oh senta!
 Senta, se rider vuole, c’è Bertoldo,
 della sua diva amante ma in amore
 disgraziato e infelice.
 TIBERIO
 Così son io, signora.
 MOSCHINA
475Nel momento fatale
 che in una copia espresso
 vide l’originale,
 valli e monti passò. portando impresso
 l’originale in mente e nella mano
480la favola espressiva
 che teneva di lei l’imagin viva.
 TIBERIO
 Bella, languir mi sento.
 MOSCHINA
 (Ancor non mi capisce).
 E non trovando poi
485la sua diva, che amava,
 o fedele e costante,
 come di poesia fu fatta amante,
 ora al giardino ed ora in casa andava
 e qualche volta ancora ci buscava.
 TIBERIO
490Ed io, ed io, signora, che per voi
 fatto ho l’istesso or or...
 MOSCHINA
                                             (Né pur m’intende).
 E voi, e voi pensate a quel che dico.
 TIBERIO
 Signora, io ci ho pensato
 ma nulla intender posso del mio fato.
 MOSCHINA
 
495   Già l’ho detto, l’ho spiegato. (S’alza con impeto)
 E pur voi non m’intendeste.
 Siete un pazzo, un insensato,
 che di più sentir vorreste!
 Che io vi dica: «Mio tesoro,
500per voi peno per voi moro».
 Non è vero, vi sbagliate,
 v’ingannate in verità.
 
    Non mi fate lo stordito,
 ripensate a quel ch’ho detto
505che da voi s’intenderà. (Parte)