Il conte Chicchera, Milano, Montano, 1759

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA V
 
 Don IPPOLITO e MADAMA, poi CAVALLINA
 
 Madama
 (Quanto è scaltra costei!)
 Ippolito
                                                Tenuto io sono
 alla vostra bontà.
 Madama
                                  Voi non avete
 obbligazion veruna;
150quel ch’io faccio, signor, lo fo di core.
 Ippolito
 (Ah, nel seno aumentar sento l’ardore).
 Cavallina
 Signora, una parola. (A madama)
 Madama
                                         Con licenza. (Ad Ippolito accostandosi a Cavallina)
 Cavallina
 (Il signor conte Chiccara
 premura ha di partir). (Piano a madama)
 Madama
                                             Sì, vengo subito. (A Cavallina)
155Deh, signor, compatite.
 Ho un’acerrima lite
 che mi sta assai sul core
 ed è venuto il mio procuratore.
 Ippolito
 Dunque me ne anderò.
 Madama
                                             Chiedo perdono.
 Ippolito
160Della vostra bontà sicuro io sono.
 Tornerò, se vi aggrada.
 Madama
 Mi farete piacere al maggior segno.
 Ippolito
 Sì, madama, il mio cor vi lascio in pegno.
 
    Amor dal petto
165mi trasse il core;
 un dolce affetto,
 un bell’ardore
 mi riempie l’anima,
 m’infiamma il sen.
 
170   Deh, non m’inganni
 la mia speranza;
 i crudi affanni
 dell’incostanza
 deh non m’aspergano
175di rio velen. (Parte)