Buovo d’Antona, Venezia, Fenzo, 1759

Vignetta Frontespizio
 SCENA XIII
 
 Bosco corto con sedili d’erbe.
 
 BOVO, poi MENICHINA
 
 Bovo
 Come un cane arrabiato
 vado fremendo in questa parte e quella
895senza trovar riposo; ah donna ingrata,
 ah femina spietata!
 Doppo tante promesse e giuramenti
 tradirmi e abbandonarmi,
 donarti in preda al mio rivale indegno?
900Ah non resisto più, fremo di sdegno.
 Menichina
 Bovino mio diletto!
 Bovo
 Amore maledetto,
 tu me l’hai ben ficcata!
 Menichina
 E tu sospiri ancor per quell’ingrata?
 Bovo
905Per pietà Menichina
 non tormentarmi più.
 Menichina
                                           Per pietà Buovo
 non mi far più penar. A chi t’adora
 dona tu pur amor. Caro Bovino
 dammi una dolce occhiata,
910mira la grazia e il brio,
 mira li occhi brillanti
 sebben molli di pianto...
 Ma tu non m’odi ed io mi struggo intanto.
 Bovo
 Mi struggo anch’io di rabia e di veleno.
915Son peggior d’una vipera,
 peggior d’un basilisco. Io spiro fuoco
 dalla bocca, dagl’occhi ed un ardente
 mongibello ho nel sen. Drusiana ingrata...
 Menichina
 Un ingrato tu sei
920anche peggior di lei. Spasimo, moro,
 piango, ti priego e tu più duro assai
 d’un sasso, d’una incudine, mi sprezzi
 e mi lasci languir.
 Buovo
                                    Oh che tormento!
 Sentimi Menicchina. Adesso io sono
925agitato di molto,
 ritorna un’altra volta e allor t’ascolto.
 Menichina
 Crudellaccio, m’inganni.
 Buovo
 Non t’inganno, lo giuro.
 Menichina
 Vado ma dammi prima un’occhiata.
 Buovo
930Eccola... Vanne.
 Menichina
                                Un’altra.
 Buovo
 Oh tu sei pure ingorda! Oh che pazienza!
 Ti ho già guardato; addio.
 Menichina
 (Fingerò di partir). Vado.
 Buovo
                                                 Ma presto.
 Menichina
 Ti lascio. Ohimè! Che gran tormento è questo. (Parte)
 Buovo
935Se fossi in libertà... Ma troppo è fitto
 il dardo al cor. Drusiana ingrata io peno,
 io per te moro ohimè! Par che non possa
 più sostenermi in piè. Manco, vacillo,
 dove son? Che rissolvo? Ah voi per poco
940solitudini amene,
 voi taciturni orrori
 qualche triegua donate a’ miei furori. (Si getta a sedere)
 
    Il soave mormorio
 di quel rio,
945lo spirar de’ venticelli,
 il cantar de’ vaghi augelli
 par che inviti l’alma oppressa
 dolcemente a riposar.
 
 Menichina
 
    Dormi o caro al mormorio
950di quel rio,
 e il sofiar de’ venticelli
 e il cantar de’ vaghi augelli
 deh ti faccia o mio tesoro
 dolcemente riposar.
 
955Ma gente vien. È Striglia.
 Striglia
                                                 Ehi Menichina
 in tali circostanze
 perché Buovo sen dorme?
 Menichina
                                                  Oh tu non sai
 come è fuori di sé.
 Striglia
                                     Basta, conviene
 tosto svegliarlo. Buovo...
 Buovo
960Cosa c’è, cosa c’è?
 Striglia
                                   Del bello e buono,
 di dormir non è tempo. All’armi, all’armi.
 Parlai con più di dieci
 capi di queste ville e tutti sono
 pronti ad ogni occasione
965a far per voi una sollevazione.
 Menichina
 Anch’io mi comprometto
 sollevar della gente.
 Ho anch’io più d’un parente,
 ho delle amiche e degli amici anch’io
970che faranno in tal caso a modo mio.
 Striglia
 Ma convien pria distruggere
 della supposta morte
 la favola che abbiamo
 per ripiego inventato.
 Menichina
975Convien farvi veder risuscitato.
 Buovo
 Facile ciò sarà; ch’io vivo sono
 lo vedran colla prova.