Il signor dottore, Venezia, Fenzo, 1758

Vignetta Frontespizio
 SCENA III
 
 La CONTESSA, poi don ALBERTO
 
 la Contessa
 Che importa che nel borgo
650non vi siano comedie? Assai più vagliono
 di tutte le invenzioni teatrali
 i caratteri nostri originali.
 Oggi andrò a divertirmi
 con il signor dottore
655e finch’ei dura a delirar così...
 Ma don Alberto un’altra volta è qui.
 don Alberto
 Signora, ho un poco meglio
 pensato ai casi miei,
 veggo che non potrei
660soffrir la dura pena
 di vedermi schernir dall’idol mio,
 onde vi vengo a dar l’estremo addio.
 la Contessa
 Quali follie son queste?
 Di voi mi maraviglio,
665se andar vi preme, andate.
 Ma vuo’ che ritorniate,
 lo voglio, lo comando
 con quella autorità che su quel core
 voi mi donaste e mi concede amore.
 
670   Caro nel dirmi addio
 voi mi piagate il cor,
 non mi affligete ancor,
 non vuo’ penar così.
 
    Tenera sono anch’io,
675provo le fiamme in sen
 ma tollerar convien
 fino che giunga il dì.
 
 don Alberto
 Le credo o non le credo?
 Ah il di lei cor non vedo.
680Basta. Ritornerò. Fidarmi io voglio
 ch’ella mi sia sincera.
 Quello che si desia si crede e spera. (Parte)