La conversazione, Venezia, Fenzo, 1758

Vignetta Frontespizio
 SCENA XIV
 
 Don FABIO, madama LINDORA servita da GIACINTO. LUCREZIA servita da SANDRINO
 
 Madama
 Oh signore don Fabio
 che grazie sono queste?
 Ella vuol stare a favorir da noi?
 don Fabio
 Voglio pranzar con voi.
375Così fanno gli amici,
 senz’essere invitati,
 vengon liberamente.
 Le cerimonie non le stimo niente.
 Sandrino
 Certo le cerimonie
380si ponno risparmiare
 quando in casa non si ha con che mangiare.
 don Fabio
 Cosa c’entrate voi?
 Per un po’ di denari
 mettere si vorria con un mio pari.
 Giacinto
385Douccemant mes amì,
 non si contrasti più,
 questo dell’amicizia è il rande vous.
 Lucrezia
 Su via; prima del pranzo
 divertiamoci un poco.
 Madama
390Giochiamo a qualche gioco.
 Don Filiberto non si vede ancora,
 possiam giocare e divertirci un’ora.
 Sandrino
 Ecco cento zecchini.
 Li taglio al faraone.
 Madama
395No, non è gioco da conversazione.
 Siamo in cinque; possiamo
 fare un hombre e un pichetto.
 Sandrino
                                                                Io non ne so;
 ma son qui, giocherò.
 don Fabio
 Farò quel che vi pare.
400(Se perderò, come farò a pagare?)
 Madama
 Ecco qui la partita.
 Don Fabio e Lucrezina
 giocheranno a pichetto.
 Lor signori con me
405faranno all’hombre una partita in tre.
 Sandrino
 Son pronto.
 don Fabio
                         Eccomi qui.
 Lucrezia
 Disponete di me.
 Giacinto
                                   Giochiamo uì.
 Madama
 Presto, che si prepari
 per l’hombre e per pichetto. (Ai servitori, quali portano i due tavolini col bisognevole per i due giochi e le sedie)
 don Fabio
410(Destino maledetto!
 Non ho un soldo in saccoccia).
 Madama
                                                         Miei signori
 del prezzo delle puglie disponete.
 Sandrino
 Di un zecchino alla puglia.
 Giacinto
 È troppo.
 Madama
                     Così è.
 Giacinto
415A me piace giocar pour amitié.
 Madama
 Basta un soldo alla puglia.
 Giacinto
                                                  Io mi contento.
 Madama
 La spadiglia obbligata infino al cento.
 Lucrezia
 Noi di quanto giochiamo? (A don Fabio)
 don Fabio
                                                   Comandate.
 Lucrezia
 Un paolo alla partita
420ma con tutti i malanni.
 don Fabio
                                             Io sto al comando.
 (Fortuna al tuo favor mi raccomando). (Facendosi il ritornello dagli strumenti frattanto si danno le carte)
 Madama
 
    Mi è venuta la spadiglia,
 qualche cosa avrò da far.
 È permesso? Voglio entrar.
 
 Sandrino, Giacinto a due
 
425   Entri pure, non mi oppongo.
 
 Madama
 
 Se non trovo la ripongo.
 Delle spade ho da trovar.
 
 Lucrezia
 
    Sessantotto è il punto mio,
 ho una settima maggior.
430Un pichetto dar vogl’io.
 
 don Fabio
 
 (Ah destino traditor).
 
 Madama
 
    Gioco trionfo.
 
 Giacinto, Sandrino a due
 
 Io gliene do.
 
 Lucrezia
 
 Ho tre cavalli.
 
 don Fabio
 
435Che dir non so.
 
 Lucrezia
 
    Diciassette della settima
 e col punto ventiquattro,
 tre cavalli ventisette.
 
 don Fabio
 
 (Questa volta tocca a me).
 
 Madama
 
440   Gioco coppe.
 
 Giacinto
 
                              Mia di re.
 
 Sandrino
 
 Se non dice.
 
 Madama
 
                          Tagli pure,
 quattro baze le ho sicure
 e in tenacca io resterò.
 
 Lucrezia
 
    E ventotto e ventinove
445e sessanta e sessantuno.
 
 don Fabio
 
 Faccio cinque.
 
 Lucrezia
 
                             Io non lo so.
 
 don Fabio
 
 Sì signora, io lo farò.
 
 Madama
 
    L’ho portato, l’ho portato.
 
 Giacinto, Sandrino a due
 
 Viva lei che ha ben giocato.
 
 Giacinto, Sandrino, Madama a tre
 
450Che bel gioco è l’hombre in tre,
 più bel gioco no, non vi è,
 re dei giochi dir si può.
 
 Lucrezia
 
    Non fa cinque.
 
 don Fabio
 
                                 Lo farò.
 
 Lucrezia
 
 A denar non ha risposto.
 
 don Fabio
 
455Non è vero.
 
 Lucrezia
 
                        Una mentita? (Si alza)
 
 don Fabio
 
 Ho da perder la partita? (Si alza)
 
 Lucrezia
 
 Questa è poca civiltà.
 
 don Fabio
 
 (La ragione non la sa).
 
 Madama
 
    Cosa è stato? (S’alza)
 
 don Fabio
 
                               Niente, niente.
 
 Lucrezia
 
460Quel signore impertinente
 ebbe ardire di smentire,
 di negar la verità.
 
 Madama
 
 Questa è troppa inciviltà.
 
 Sandrino
 
 Padron mio così si fa?
 
 Giacinto
 
465Ritrattare si dovrà.
 
 don Fabio
 
    Son galantuomo,
 non ha ragione.
 
 Lucrezia
 
 Vuo’ mi sia data
 soddisfazione.
 
 Sandrino, Giacinto a due
 
470Fuori la spada,
 sopra la strada,
 fuori di qua.
 
 don Fabio
 
    Son cavaliere,
 so il mio dovere,
475non lo permette
 la nobiltà.
 
 Lucrezia, Madama a due
 
    Chi nasce bene
 trattar conviene
 con civiltà.
 
 Giacinto
 
480   Fuori la spada.
 
 don Fabio
 
 Non mi ci metto.
 
 Sandrino
 
 Io vi disfido.
 
 don Fabio
 
 Io non accetto.
 
 Giacinto, Sandrino a due
 
 Per la paura,
485per la viltà.
 
 don Fabio
 
    Non l’acconsente
 la nobiltà.
 
 Lucrezia, madama a due
 
    Trattar conviene
 con civiltà.
 
 Marianna
 
490   Star in tafola, sì signori,
 no star tempo de far gritori,
 trinche Vain tempo star. (Parte)
 
 tutti
 
    Non più fracasso,
 finisca il chiasso,
495vadasi in pace
 tutti a mangiar.
 
    Dell’amicizia
 stringasi il laccio,
 con un abbraccio
500pace s’ha a far.
 
    E della pace
 godiamo i frutti,
 vadasi tutti
 lieti a mangiar.
 
 Fine dell’atto primo