L’isola disabitata, Venezia, Zatta, 1795

 SCENA XI
 
 GIANGHIRA, VALDIMONE e guardie
 
 Gianghira
 Ditemi in cortesia,
 da che nacque di lui la frenesia?
 Valdimone
 Giovin bella e compita,
 è egli vero che voi siete impazzita?
 Gianghira
345Io? Per grazia del cielo
 lucido ho l’intelletto.
 Valdimone
 Quello che ora partì così mi ha detto.
 Gianghira
 Non è stolto il meschin?
 Valdimone
                                              Stolto Roberto?
 Stolto il nostro ammiraglio?
 Gianghira
                                                     Oimè! Che sento?
350Son tradita; creder mi han fatto,
 perfidi, ch’egli fosse un mentecatto.
 Valdimone
 Egli crede di voi la stessa cosa;
 onde senza che fate altri lunari,
 in tal supposizion siete del pari.
 Gianghira
355Rintracciarlo vogl’io...
 Valdimone
                                          Restate un poco;
 lo potrete vedere in altro loco.
 (Mi piace ma non so chi diavol sia).
 Dite, signora mia,
 quel vestito mi sembra alla chinese;
360come qui siete in forestier paese?
 Gianghira
 Ad altri che a Roberto
 non consento parlare, io lo protesto.
 Dissi il principio e vuo’ narrargli il resto.
 Valdimone
 S’egli è il nostro ammiraglio,
365io non sono un baggiano;
 sono vicegerente e capitano.
 Gianghira
 Non cerco quel che siate.
 Valdimone
 Confidatevi in me.
 Gianghira
                                     Non lo sperate.
 Valdimone
 Cospetto! Un simil torto
370da un’incognita donna io non sopporto;
 e se in vostro favor posso impegnarmi,
 anche il modo averò di vendicarmi.
 Gianghira
 Che vi feci, signor?
 Valdimone
                                      Dite chi siete.
 Gianghira
 Siate meno indiscreto e lo saprete.
375Povera sventurata,
 da tutti abbandonata,
 che in paese stranier chiede pietà,
 insultar, minacciare, è crudeltà.
 
    Ora al monte ed ora al fonte,
380dispiegando il mio tormento,
 cruda belva dalla selva
 non mi venne ad insultar.