La buona figliuola, Venezia, Zatta, 1789

 SCENA XI
 
 La MARCHESA, poi CECCHINA
 
 Marchesa
 Manderò la sfacciata
 a far vita meschina e ritirata.
 Ma per sfuggire col german l’impegno,
 finger è forza e simular lo sdegno.
 Cecchina
315Eccomi ai suoi comandi.
 Marchesa
                                               Sì, Cecchina,
 fosti sempre bonina e lo sarai
 e un piacer che ti chiedo or mi farai.
 Cecchina
 Vuol, parlando così, mortificarmi.
 La padrona ha il poter di comandarmi.
 Marchesa
320Aspasia mia sorella
 brama una giardiniera. Ella pregommi
 che io ti avessi al suo desir concesso
 e di cederti ad essa ho già promesso.
 Cecchina
 (Povera me!)
 Marchesa
                            Sollecita
325renditi al cenno mio.
 Cecchina
                                         Dunque, signora,
 seco non mi vuol più?
 Non l’è più cara la mia servitù?
 Marchesa
 Sì, mi sei cara; e se di te mi privo,
 alfin ti mando dai congiunti miei.
 Cecchina
330Ma io... padrona... voglio star con lei.
 Marchesa
 Lo dici per amor?
 Cecchina
                                    Certo... Lo giuro.
 Marchesa
 Dunque se dell’amore
 per la padrona tua vanti sincero,
 mostra coll’obbedir che dici il vero.
 Cecchina
335Signora mia... con vostra permissione...
 l’ha saputo il padrone?
 Marchesa
                                            Colle donne
 ei non ci deve entrare;
 vattene e non mi far più replicare.
 Cecchina
 Obbedirò; ma se il padrone mio...
 Marchesa
340La padrona son io.
 Cecchina
 Non dico ma l’andarmene di qua
 senza dirlo al padrone è inciviltà.
 Marchesa
 Che giovane civile!
 Vanne, non replicare
345o, disgraziata, ti farò portare. (Cecchina resta mortificata e piangente)