La buona figliuola, Parma, Monti, 1757

Vignetta Frontespizio
 MUTAZIONI DI SCENE
 
    Nell’atto primo: giardino delizioso adorno di vari fiori con veduta del palazzo del marchese; loggie terrene corrispondenti al giardino; vasta campagna con colline praticabili.
    Nell’atto secondo: boschetto delizioso; recinto di pergolati e piante fruttifere con veduta della parte posteriore del suddetto palazzo, da cui si discende per ampie scale.
    Nell’atto terzo: ritornano le suddette logge; salone magnifico con colonnati, statue e porte laterali.
    La scena si finge nel feudo del marchese della Conchiglia. La poesia è del signor avvocato Carlo Goldoni, poeta di sua altezza reale. La musica è del signor Egidio Duni napolitano, maestro di cappella di sua altezza reale. Le scene sono del signor Francesco Grassi parmigiano, architetto teatrale di sua altezza reale. Li balli che verranno eseguiti dalla compagnia de’ ballerini francesi all’attuale servigio di sua altezza reale saranno d’invenzione di monsieur Delisle, direttore della medesima compagnia.
    Il primo ballo avrà per titolo I granatieri. La scena rappresenta una vasta campagna con colline praticabili, dalle quali in ordine militare vedesi discendere un distaccamento di granatieri che, dopo una ben regolata marcia, fatti alcuni movimenti del militare esercizio vanno a riporre le loro armi per prendere riposo. Trovano delle giovani del paese e ne trovano tante da poterne avere una per ciascheduno, onde allegri e contenti pensano a divertirsi ed intrecciano varie danze, ora in più, ora in meno figure terminando il divertimento con allegrissima contradanza. I granatieri riprendono le loro armi e proseguiscono la loro marcia; partono tutti e finisce il ballo.
    Il secondo ballo avrà per titolo La fontana di Ebe, dea della gioventù. La scena rappresenta un delizioso giardino nel di cui fondo vedesi una fontana. La dea Ebe, circondata da una truppa di giovani amori, sta in atto di versare le acque che hanno la virtù di ringiovenire. Dai due lati della fontana si vedono i viali ameni che conducono al tempio di Amore, occupati all’intorno da pastori e pastorelle bizzaramente adornate, con un bastone villereccio in una mano e nell’altra una corona di fiori, allegri tutti per avere ricuperata la gioventù. In testimonio della loro riconoscenza alla dea protettrice e al nume Cupido, intrecciano alcune danze che spiegano l’interno giubbilo dei loro cuori. Due vecchi e due vecchie vengono ad interrompere il ballo dei pastorelli, cercando di framischiarsi con essi loro ma si vedono discacciati. I vecchi disperati per questo si raccomandano ad Ebe e ad Amore perché loro rendano la giovinezza; vanno a bere l’acqua del fonte e a vista d’occhio ringioveniscono e vedonsi trasformati in due graziosi pastori, in due pastorelle gentili, esprimendo la loro gioia con allegrissime danze. In questo tempo sopraggiunge l’Amore, balla egli stesso, invitando poi tutti i popoli della terra a partecipare de’ suoi favori. Ballano i pastori e le pastorelle e, terminata la loro danza, sopraggiungono personaggi che rappresentano le quattro parti del mondo, cioè l’Europa figurata da tre danzatori vestiti all’europea, l’Asia da tre donne alla turca, l’Africa da tre mori e l’America da tre ballerine vestite all’americana. Dopo alcuni graziosi intrecci di ballo, i tre mori formano un bizzarro terzetto e finalmente con una contradanza pienissima fra tutti i pastori e le pastorelle e le nazioni suddette delle quattro parti del mondo termina tutto il ballo.