Il festino, Parma, Monti, 1757

Vignetta Frontespizio
 SCENA VIII
 
 Il CONTE, poi il cavalier ANSALDO, poi BALESTRA
 
 il Conte
 È ver, talor confesso
215giustissimo il suo sdegno
 ma rimedio non c’è; son nell’impegno.
 Mi staccherò; ma intanto
 così vuol l’onor mio; soffrir conviene.
 E Balestra non viene;
220s’ei non porta il danar che mi abbisogna,
 affé son imbrogliato...
 Ecco quel seccator di mio cognato.
 il Cavaliere
 Conte, è ver che voi date
 una festa, una cena?
 il Conte
                                        In casa mia
225ciò mi sarà vietato?
 Voi favorite ancor.
 il Cavaliere
                                     Bene obligato.
 Divertitevi pur; buon pro vi faccia.
 Ma a una consorte in faccia
 non si conduce un odioso oggetto.
230A una dama si dee maggior rispetto.
 il Conte
 Credetemi, signore,
 ch’io bisogno non ho di precettore.
 il Cavaliere
 Né io pretendo farlo,
 vi son congiunto e per amor vi parlo.
235La contessa si lagna.
 Su questo io non rispondo;
 spiacemi che di voi si lagni il mondo.
 Quei stessi che al festino,
 che alla cena da voi, signor, verranno
240colle critiche lor vi pagheranno.
 Che bel piacere è il vostro
 danzar fra i suonatori
 e in folla i creditori
 la mattina vedere all’improviso
245che vi fan di rossor tingere il viso? (Si vede Balestra venir di lontano)
 il Conte
 Con licenza, signor, vedo il mio servo
 che bisogno ha di me.
 il Cavaliere
                                           Povero conte!
 Voi siete affascinato.
 il Conte
 Sono con voi. (Hai tu il denar portato?) (Piano a Balestra)
 Balestra
250Sì signor. (Al conte)
 il Conte
                      (Bravo, bravo). (Piano a Balestra)
 il Cavaliere
 Cognato e ben?...
 il Conte
                                  Cognato, io vi son schiavo. (Prende per mano Balestra e correndo parte)