La ritornata di Londra, Venezia, Geremia, 1756

Vignetta Frontespizio
 SCENA XII
 
 Il MARCHESE, poi CARPOFERO
 
 Marchese
 Veramente mi aveva
 un pocolin seccato
 quell’«anzi» sussiegato,
375quel patetico vezzo
 e i regali accettar con quel disprezzo.
 Se sarà all’italiana un po’ indulgente,
 io sarò, fin che posso, il suo servente.
 Carpofero
 (Eccolo ancora qui. Voglia mi viene,
380s’egli non se ne va di questo loco,
 di pettinargli la parrucca un poco). (Da sé)
 Marchese
 Oh amico dilettissimo,
 vi saluto di cuor.
 Carpofero
                                 Schiavo umilissimo.
 Marchese
 Dov’è andata madama?
 Carpofero
                                              Io non lo so.
 Marchese
385Di qua non partirò senza inchinarla.
 Carpofero
 L’ha inchinata anche troppo.
 Marchese
                                                       Ella è partita
 senza darmi un addio;
 vuole il debito mio
 che da lei non mi veda andar lontano,
390senza prima baciarle ancor la mano.
 Carpofero
 Colla sorella mia
 non si usa così.
 Marchese
                               Gliel’ho baciata
 quando a lei son venuto.
 Carpofero
 Fortuna vostra che non vi ho veduto.
 Marchese
395Perché? Sì rigoroso
 colla sorella vostra?
 Carpofero
                                      Io son chi sono.
 Marchese
 Via, caro, siate buono.
 Il mio dover lo so.
 Tutto quel che potrò son pronto a fare.
400Chiedere voi potete e comandare.
 Carpofero
 (Se non fosse per lei,
 ora l’ammazzerei. Mi vuo’ tenere). (Da sé)
 Marchese
 Vostra è la borsa mia, so il mio dovere.
 
    Caro non vi sdegnate
405che vi regalerò.
 Via, non vi vergognate,
 giuro ch’io tacerò.
 
    Veggo in quel volto amabile,
 veggo che siete docile;
410siete di buone viscere,
 tutto per voi farò.
 
    La sorellina è bella,
 il fratellino è caro.
 Zitto; non sono avaro,
415tutto vi donerò. (Parte)