La cascina, Venezia, Geremia, 1756

Vignetta Frontespizio
 SCENA IV
 
 Il conte RIPOLI e detti
 
 il Conte
 Eccovi, amabil dea,
 eccovi di ritorno il vostro Enea.
 Lavinia
1185Voi serbate nel cor la bella immagine;
 ma il ritorno d’Enea tardo è a Cartagine.
 il Conte
 Perché?
 Lavinia
                  Perché venuto
 è Iarba sconosciuto,
 mi trovò abbandonata;
1190onde mi ha...
 il Conte
                           Incenerita?
 Lavinia
                                                   No, sposata.
 il Conte
 Furie del cieco Averno,
 mostri del nero abisso,
 orsi, tigri, leoni,
 della barbarità crudel deposito,
1195su, venite, vuo’ fare uno sproposito.
 Dov’è quel moro infido?
 Vuo’ svenarlo sugli occhi alla mia Dido.
 Costanzo
 (È un bel pazzo costui). (Da sé)
 il Conte
                                              L’empio dov’è?
 Fatelo venir qui.
1200Dov’è il moro rivale?
 Lavinia
                                         Eccolo lì. (Accenna Costanzo)
 il Conte
 Questi! (A Lavinia)
 Lavinia
                  Quello.
 il Conte
                                  Egli è il moro?
 Lavinia
 Quegli è il vostro rivale.
 il Conte
 Questi è un vile bifolco, è uno stivale.
 Costanzo
 Con rispetto parlate.
 Lavinia
                                        In lui vedete
1205un cavalier che mi ama,
 che si è finto pastor per la sua dama.
 il Conte
 Oh valoroso eroe
 che rinovar sapeste
 la bella un dì peripezia d’Alceste.
1210Rendavi il ciel felice
 qual Demetrio scoperto a Cleonice.
 A un sì tenero amor chi può star saldo?
 Tutto a sì bella azion mi passa il caldo.