La cascina, Venezia, Geremia, 1756

Vignetta Frontespizio
 SCENA VIII
 
 La LENA, poi il CONTE
 
 la Lena
 Se mi desse un marito
 io me lo piglierei;
315e il mio Pippo vorrei. Quando lo vedo,
 lo sfuggo il poverino
 ma però lo vorrei sempre vicino.
 il Conte
 (Chi è questo sol sì bello
 ch’empie la stanza di novel splendore?) (Da sé)
 Lena
320(Chi è mai questo signore?
 Se non vien la padrona, io vado via). (Da sé)
 il Conte
 Non so dir s’ella sia
 Cintia, Venere o Clizia o luna o stella,
 so che piace a’ miei lumi e so ch’è bella.
 Lena
325Meglio è ch’io me ne vada. (In atto di partire)
 il Conte
                                                    Ah no, fermate.
 Ninfa non mi private
 della gioia che in voi lieto respiro.
 Vaglia per trattenervi un mio sospiro.
 Lena
 Avete qualche mal?
 il Conte
                                       Sì, nel mio cuore
330amoroso veleno infonde amore.
 Lena
 Se siete avvelenato,
 lontan col vostro fiato
 state dal labbro mio,
 che non vorrei avvelenarmi anch’io.
 il Conte
335Ah volessero i numi
 che fuor da questi lumi
 escir potesse avvelenato strale...
 Lena
 Ah non vorrei che mi faceste male.
 il Conte
 Anzi ben vorrei farvi.
340Amarvi, venerarvi,
 adorarvi e il cuor mio tutto donarvi.
 Lena
 Signor, con tanti arvi
 non so s’abbia a dolermi o ringraziarvi.
 il Conte
 In voi la crudeltà
345possibil che s’asconda
 come l’aspide rio tra fronda e fronda?
 Lena
 (Non intendo parola). (Da sé)
 il Conte
                                            Idolo mio,
 dite di sì o di no.
 Lena
 Che volete che dica? Io non lo so.
 il Conte
350Bellissima innocenza!
 Cara semplicità quanto mi piaci!
 Fortuna, degli audaci protettrice,
 fammi in questo momento esser felice. (S’accosta per abbracciarla)
 la Lena
 Ehi lasciatemi stare.
 il Conte
                                        Non gridate.
355Meco non vi sdegnate,
 labbra gentili, pupillette ladre.
 Lena
 Andate via, che lo dirò a mia madre.
 il Conte
 (Per vincer la ritrosa
 vi vorrà qualche cosa. Un regaletto.
360Per esempio... sì bene. Un anelletto). (Da sé)
 Bella, se non credessi
 che aveste ad isdegnare...
 Lena
 Vi torno a dir che mi lasciate stare.
 
    A mia madre lo dirò.
365La padrona lo saprà
 e nessuno mi ha toccata
 e nessun mi toccherà.
 Via di qua.
 Griderò, piangerò.
 
370   Che bell’anellino! (Il conte le mostra un anello)
 Gli è pur galantino!
 Ma quello non è
 regalo per me.
 
    Me l’offrite? Me lo date?
375Via di qua, non mi toccate,
 che mia madre chiamerò.
 Me l’ha dato, me l’ha dato.
 Io l’ho preso e me ne vo. (Parte)