La diavolessa, Venezia, Geremia, 1755

Vignetta Frontespizio
 SCENA VIII
 
 Don POPPONE e GIANNINO
 
 don Poppone
 In questo io mi rimetto.
 In casa mia quel che si vuol si fa
 e lascio a ciaschedun la libertà.
 Giannino
320Ma, signor, favorite.
 Voi non mi conoscete.
 don Poppone
                                           Eh, sì signore.
 Voi siete il conte Nastri,
 un cavalier romano
 che a Napoli sen vien per suo diporto
325colla contessa sposa.
 L’amico mi ha informato d’ogni cosa.
 Giannino
 (Oh gran Falco briccone!)
 Discorreremo poi
 sull’affar del tesoro.
 don Poppone
                                       E che tesoro?
330Io non so di tesori.
 Io non cavo tesori; e chi v’ha detto
 che si cercan tesori in casa mia?
 Giannino
 Quel che mi manda da vossignoria.
 don Poppone
 Non è ver, non è vero,
335vi replico di no.
 E all’amico di Roma io scriverò.
 (Se si sa del tesoro
 sarà la mia rovina.
 Lontani li terrò dalla cantina).
 Giannino
340Dunque voi non volete
 che v’aiuti a cavar...
 don Poppone
                                       Mi maraviglio;
 di tacer vi consiglio un tal proposito
 o mi vedrete far qualche sproposito.
 
    Chi v’ha detto del tesoro
345se ne mente per la gola.
 Ah, mi manca la parola
 dalla bile ch’ho nel cor.
 
    La mia casa è tutta qui;
 le mie stanze eccole lì
350e di qua v’è la cucina...
 Casa mia non ha cantina
 e tesoro qui non c’è...
 E pensar non so perché...
 
    Chi lo crede non sa niente.
355Stia pur certo l’illustrissimo
 signor conte stimatissimo,
 non c’è niente in verità. (Parte)