Le nozze, Venezia, Zatta, 1797

 SCENA V
 
 DORINA e detti
 
 Dorina
 Signori, se comandano,
555il desinare è lesto.
 Contessa
 Dite al cuoco che aspetti.
 Conte
                                                È ancora presto.
 Contessa
 Ma se comanda il conte...
 Conte
 Ah no, contessa mia.
 Contessa
 Quel che volete voi...
 Conte
                                        Quel che a voi piace.
 Dorina
560(Oh che prodigio! Son tornati in pace).
 Contessa
 Sentite, da qui innanzi
 non istate a turbar la nostra quiete. (A Dorina)
 Conte
 La cagione voi siete
 che si grida fra noi; ma in avvenire
565non si griderà più, certo, sicuro.
 Dorina
 Io le risse, signore, io non procuro.
 Contessa
 Preparatevi dunque,
 senza addurre altra scusa, altra ragione,
 la man di sposa a porgere a Mingone.
 Conte
570Oh no, cara consorte,
 la cosa non va bene,
 che sposi il giardiniero non conviene.
 Dorina
 (Affé tornan da capo).
 Contessa
                                           Il vostro Titta
 certo non sposerà.
 Conte
575Né anche il vostro Mingone in verità.
 Contessa
 Chi può star saldo stia;
 sì, la ragione mia dee prevalere.
 Conte
 Con questa bestia chi si può tenere?
 Dorina
 Signore. (Al conte)
 Conte
                    M’hai capito.
 Dorina
580La prego. (Alla contessa)
 Contessa
                      M’ho spiegato.
 Conte
 Titta dovrai sposar. Non vuo’ schiamazzi.
 Contessa
 Hai da sposar Mingon.
 Dorina
                                            (O che bei pazzi!)
 Conte
 Ecco, signora sposa,
 dove il piacer, dove l’amore è ito!
 Contessa
585Dove il mandò l’indocile marito.
 
    Non v’è amor, non v’è più pace
 dove regna il fiero orgoglio,
 tollerar no più non voglio
 tanti affanni nel mio cor.
 
590   A voler non sono audace
 quel ch’è giusto e quel che giova
 e il negarmelo è una prova
 di viltà, di poco amor. (Parte)