Le nozze, Venezia, Zatta, 1797

 SCENA IV
 
 Camera.
 
 DORINA, MINGONE e TITTA
 
 Dorina
 Via, lasciatemi stare,
 non mi state per ora a tormentare.
 Già m’ho da maritar con un di voi
 ma chi mi toccherà non so dir poi.
 Titta
130Il padrone comanda.
 Dorina sarà mia.
 Mingone
                                  Sciocco, scioccone.
 Come c’entra il padrone
 della consorte colla cameriera?
 Sarà mia quella gioia innanzi sera.
 Dorina
135Già la padrona, non so dir perché,
 non mi vuol più con sé.
 Non ho padre né madre,
 casa pronta non ho per ricovrarmi,
 necessario è ch’io pensi a maritarmi.
140S’è accesa la gran lite fra i padroni
 per voi, bei soggettoni,
 onde deciderà presto la sorte
 a chi debba Dorina esser consorte.
 Titta
 Dite la verità, Dorina cara,
145sareste più contenta
 maritandovi a me?
 Dorina
                                      Non so.
 Mingone
                                                      Parlate;
 il vostro cuor spiegate;
 vi piace il volto mio?
 Dorina
                                         Eh signorsì.
 Titta
 Ehi! Mi volete ben?
 Dorina
                                       Così e così.
 Mingone
150Ho delle terre al sole;
 ho delle bestie ancora al mio comando.
 E poi per lavorar, quando bisogna,
 non la cedo a nessun.
 Dorina
                                         Me ne consolo.
 Titta
 Ho casa ed ho bottega;
155servo per mio diletto
 ma fra denari e roba
 tengo un buon capital.
 Dorina
                                           Me ne rallegro.
 Mingone
 Voi decider potete,
 basta che voi volete.
 Dorina
                                       Si vedrà.
 Titta
160Mi esibisco di cor.
 Dorina
                                    Per sua bontà.
 Mingone
 Sentite una parola.
 (Di lui non vi fidate;
 miserabile voi, se vi sposasse!
 È un barone colui di prima classe). (Piano a Dorina)
 Dorina
165Davver?
 Titta
                   Ehi! Favorisca;
 le ho da dir una cosa.
 (Se foste mai la sposa di Mingone,
 v’avviso, egli è una schiuma di briccone). (Piano a Dorina)
 Dorina
 DORINA
 Capperi!
 Mingone
                    Che occorre
170parlarle nell’orecchio?
 Ella dee dirlo chiaramente e forte
 di chi vuol, di chi brama esser consorte.
 Titta
 Lo dica pur, già so ch’io son l’eletto.
 Mingone
 Preferire da lei sentirmi aspetto.
 Dorina
175Tutti due meritate
 ma tutti due mi fate
 un poco di timore;
 ah sceglierei, se vi vedessi il core.
 
    Voi avete un bel visetto (A Titta)
180rotondetto, vezzosetto.
 Voi avete un occhio bello (A Mingone)
 briconcello, ladroncello.
 Ma quel core come sta?
 Come stiamo a fedeltà?
 
185   Ah furbetto, graziosetto,
 mi vorresti corbellar.
 Non ancora, no per ora,
 non mi vuo’ di voi fidar. (Parte)