Il povero superbo, Venezia, Fenzo, 1755

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA VI
 
 DORISBE ed il CONTE DI MONTEBELLO
 
 Dorisbe
 Oh misera Dorisbe. Il tuo destino
 prende un pessimo aspetto
720e il cuor balzando tel predice in petto.
 Oh conte, oh conte mio
 né ancor vi veggo... Eccolo appunto.
 il Conte
                                                                  Oh cara
 qual pena vi conturba
 il sereno del ciglio e insiem del cuore?
725A’ nostri voti corrisponde amore?
 Dorisbe
 Io lo spero mio ben ma il padre mio
 come indur non saprei
 a stabilire i vostri preghi e i miei.
 Facile a smenticarsi
730le promesse, i pensieri,
 fa che dubiti sempre o poco speri.
 il Conte
 E dunque, che farem?
 Dorisbe
                                           Soffriamo un poco;
 a tentarlo ritorno
 e voglio terminarla in questo giorno.
 Conte
735Adorato mio bene
 volentieri sopporto
 il dolce peso delle mie catene
 ma se perdo mia vita ogni speranza
 per sostenermi, oh dei, che più m’avvanza?
 Dorisbe
740Ma voi parlar non gli facesti?
 Conte
                                                       Io credo
 che a quest’ora parlato
 il cavalier gli avrà, se n’è impegnato.
 Dorisbe
 Voglia il cielo che ascolti
 le sue proposte il genitor, che m’ama,
745e che voglia arricchirmi d’un tesoro,
 concedendomi voi che solo adoro.
 Conte
 Come, ne dubitate?
 Dorisbe
                                       Oh dei! Mio bene
 così sperar e dubitar conviene.
 Conte
 Così parlando a chi v’adora, o cara,
750infondete nel sen doglia più amara.
 
    A questo dubbio attroce
 ah che morir mi sento,
 io perdo e moto e voce
 e l’aspro tormento
755non posso più soffrir.
 
    Tener l’amato oggetto
 vicino agl’occhi e al cuore
 e aver con esso in petto
 di perderlo il timore
760è un duol che fa languir.