Il filosofo di campagna, Venezia, Zatta, 1795

 SCENA X
 
 DON TRITEMIO e dette
 
 TRITEMIO
 Ah genero garbato!
760Alla sposa ha mandato (Mostra un gioiello)
 questo ricco gioiello.
 Prendilo, Eugenia mia; guarda s’è bello.
 EUGENIA
 Non lo curo, signore...
 TRITEMIO
                                          Ed io comando
 che tu prender lo debba; il ricusarlo
765sarebbe una insolenza.
 EUGENIA
 Dunque lo prenderò per obbedienza. (Prende il gioiello)
 Ma... vi chiedo perdono,
 non mi piace, nol voglio; a te lo dono. (Lo dà a Lesbina)
 LESBINA
 Grazie. (Lo prende)
 TRITEMIO
                  Rendilo a me. (A Lesbina)
 LESBINA
                                              Signor padrone,
770sentite una parola.
 (Se la vostra figliuola
 è meco generosa,
 lo fa perché di voi mi brama sposa). (Piano a Tritemio)
 TRITEMIO
 (Lo crederò?) (A Lesbina)
 LESBINA
                             Signora,
775non è ver che bramate
 che sposa io sia? Nel darmi queste gioie,
 confessatelo pur, vostro pensiero
 non è che sposa sia Lesbina?
 EUGENIA
                                                       È vero.
 TRITEMIO
 E tu che dici? (A Lesbina)
 LESBINA
                             Io dico
780che se il destino amico
 seconderà il disegno,
 le gioie accetto e accetterò l’impegno.
 
    Sarei bene una stolta, una pazza
 se allo sposo dicessi di no.
 
785   Sì signore, per una ragazza
 miglior bene trovare non so.
 
    Se mi dice lo sposo: «Son qui»;
 presto, presto rispondo: «Gnorsì».
 
    Non vi è pericolo
790che questo articolo
 m’abbia a confondere;
 voglio rispondere
 sempre così. (Parte)