Il filosofo di campagna, Venezia, Zatta, 1795

 SCENA IV
 
 DON TRITEMIO, poi RINALDO e CAPOCCHIO notaro
 
 TRITEMIO
 Se denaro vorrà, gliene darò,
 purché sicuro sia con fondamento
 e che almeno mi paghi il sei per cento.
600Ma che vedo! È colui
 che mi ha chiesto la figlia. Or che pretende?
 Col notaro che vuol? Che far intende?
 RINALDO
 Compatite, signor...
 TRITEMIO
                                       La riverisco.
 RINALDO
 Compatite se ardisco
605replicarvi l’incomodo, temendo
 che non siate di me ben persuaso;
 ho condotto il notaro,
 il qual patente e chiaro
 di me vi mostrerà
610titolo, parentele e facoltà.
 TRITEMIO
 (È ridicolo invero).
 CAPOCCHIO
                                      Ecco, signore,
 l’istrumento rogato
 d’un ricco marchesato;
 ecco l’albero suo, da cui si vede
615che per retto cammino
 vien l’origine sua dal re Pipino.
 TRITEMIO
 Oh capperi! Che vedo?
 Questa è una cosa bella in verità.
 Ma della nobiltà, signor mio caro,
620come andiamo del par con il denaro?
 RINALDO
 Mostrategli i poderi,
 mostrategli sinceri i fondamenti. (A Capocchio)
 CAPOCCHIO
 Questi sono istrumenti
 di comprede, di censi, di livelli.
625Questi sono contratti buoni e belli. (Mostrando alcuni fogli a guisa d’istrumenti antichi)
 
    Nel Quattrocento
 sei possessioni,
 nel Cinquecento
 quattro valloni.
630Anno millesimo
 una duchea.
 Milletrentesimo
 una contea,
 emit etcaetera.
 
635   Case e casoni
 giurisdizioni,
 frutti annuali,
 censi e cambiali,
 sic etcaetera
640cum etcaetera. (Parte)