Il filosofo di campagna, Venezia, Zatta, 1795

 SCENA III
 
 DON TRITEMIO, EUGENIA, poi LESBINA che torna
 
 EUGENIA
580(È molto s’io resisto). (Da sé)
 TRITEMIO
 Affé non ho mai visto
 una donna di te più scimunita.
 Figlia che si marita
 suol esser lieta, al suo gioir condotta,
585e tu stai lì che pari una marmotta?
 EUGENIA
 Che volete ch’io dica?
 TRITEMIO
                                          Parla o taci,
 non me n’importa più.
 Sposati e in avvenir pensaci tu.
 LESBINA
 Signor, è un cavaliero
590col notar della villa in compagnia
 che brama riverir vussignoria.
 TRITEMIO
 Vengano. (Col notaro? (Da sé)
 Qualchedun che bisogno ha di denaro).
 LESBINA
 (È Rinaldo, padrona. Io vi consiglio
595d’evitar il periglio). (Piano ad Eugenia)
 EUGENIA
                                        Andiam, Lesbina; (A Lesbina)
 con licenza. (S’inchina a don Tritemio)
 TRITEMIO
                         Va’ pure.
 EUGENIA
                                            (Ahi, me meschina!) (Da sé e parte con Lesbina)