Il filosofo di campagna, Venezia, Zatta, 1795

 SCENA XIII
 
 DON TRITEMIO e detti
 
 TRITEMIO
 
    La ricerco e non la trovo.
490Oh che smania in sen io provo!
 Dove diavolo sarà?
 
 NARDO, LENA A DUE
 
 Ah ah ah. (Ridono)
 
 TRITEMIO
 
    L’ho cercata su e giù;
 l’ho cercata qua e là.
 
 NARDO, LENA A DUE
 
495Ah ah ah. (Ridono)
 
 TRITEMIO
 
 Voi ridete? Come va?
 
 NARDO
 
 Fin adesso è stata qua.
 
 TRITEMIO
 
 Dov’è andata?
 
 LENA
 
                             È andata là. (Accenna ov’è entrata)
 
 TRITEMIO
 
 Quando è là, la troverò
500e con me la condurrò. (Entra in quella camera)
 
 NARDO
 
    Superar il genitore
 potrà ben il suo rossore.
 
 LENA
 
 Non è tanto vergognoso
 il suo cuore con lo sposo.
 
 A DUE
 
505Si confonde nel suo petto
 il rispetto con l’amor.
 
 LESBINA
 
    Presto, presto, sposo bello,
 via porgetemi l’anello,
 che la sposa allor sarò.
 
 LENA
 
510Questa cosa far si può.
 
 NARDO
 
 Ecco, ecco, ve lo do. (Le dà uno anello)
 
 LESBINA
 
    Torna il padre, vado via.
 
 NARDO
 
 Ma perché tal ritrosia?
 
 LESBINA
 
 Il motivo non lo so.
 
 LENA
 
515Dallo sposo non fuggite.
 
 LESBINA
 
 Compatite, tornerò. (Torna nella camera di prima)
 
 NARDO, LENA A DUE
 
    Caso raro, caso bello!
 Una sposa con l’anello
 ha rossor del genitor.
 
 TRITEMIO
 
520   Non la trovo.
 
 NARDO, LENA A DUE
 
                              Ah ah ah. (Ridendo)
 
 TRITEMIO
 
 Voi ridete?
 
 NARDO, LENA A DUE
 
                        È stata qua.
 
 LENA
 
 Con lo sposo ha favellato.
 
 NARDO
 
 E l’anello già le ha dato.
 
 TRITEMIO
 
 Alla figlia?...
 
 NARDO, LENA A DUE
 
                          Signorsì.
 
 TRITEMIO
 
525Alla sposa?
 
 NARDO, LENA A DUE
 
                        Messersì.
 
 TRITEMIO
 
    Quel ch’è fatto fatto sia.
 
 A TRE
 
 Stiamo dunque in allegria,
 che la sposa vergognosa
 alla fin si cangerà;
530e l’amore nel suo core
 con piacer trionferà.
 
 Fine dell’atto primo