Statira, Venezia, Rossetti, 1742

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA X
 
 Giardini pensili.
 
 ASPASIA, poi ORONTE
 
 ASPASIA
 Oh dei! Qual turbamento,
 il volto del mio cor!
 ORONTE
                                      Ecco l’infida.
 ASPASIA
 Con qual cuor, con qual volto
 devo accoglierti, o caro, o del cor mio
260e delizia e spavento?
 Tu vivi ed io ti veggo? Oh dei! Che gioia!
 Ti veggo in Artassata? Oh dei! Che pena!
 ORONTE
 A cui favelli, o principessa?
 ASPASIA
                                                    Eh caro,
 il mio Oronte sei tu, mel dicon gli occhi.
265E i risalti del cor mel dicon meglio.
 ORONTE
 Sì, son Oronte, infida;
 se te lo disse il cor co’ suoi risalti,
 dirti ancor ei dovea co’ suoi rimorsi
 che d’un amor sì forte
270è troppo grave offesa un tradimento.
 ASPASIA
 Io tradirti? Ah cor mio...
 Ascolta...
 ORONTE
                    Ingrata, vanne.
 Stendi, contaminata
 da tanta infedeltà la destra al nodo.
275Mi scoprirò qual sono,
 profanerò le soglie
 del talamo sleal; poscia alla morte
 stenderò vendicato il collo invitto;
 e sarà di quel cor perfido e rio
280un eterno rimorso il sangue mio. (Parte)