Statira, Venezia, Rossetti, 1742

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA VII
 
 ARTASERSE e detti
 
 ASPASIA
                                                          Ah sire,
 la tua pietà, la tua giustizia invoco
160contro la rea violenza
 d’un amante impudico.
 DARIO
                                              Ella è mia sposa.
 ARTASERSE
 Allontanati, Dario.
 DARIO
                                     (Il mio sospetto
 cresce per tal comando). Aspasia, io scopro
 qual sarà il mio destin. Ma forse, ingrata,
165ti pentirai d’un cambio
 che mal conosci ancora. Io non m’impegno
 gl’impeti raffrenar del dolor mio.
 Anch’io t’adoro e son regnante anch’io.
 
    Sovengati che ingrata (Ad Aspasia)
170tu fosti ad un regnante,
 che del mio cor amante
 negasti aver pietà.
 
    Perché se la spietata (Ad Artaserse)
 tradì gli affetti miei,
175perché difendi in lei
 la nera crudeltà?