Tigrane, Venezia, Rossetti, 1741

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA XVIII
 
 CLEOPATRA e TIGRANE con suoi soldati, Tigrane va col ferro ignudo verso la scala; e Cleopatra frettolosa ne scende
 
 Cleopatra
 Ah, Tigrane, ove vai? Ferma; che tenti?
 Così di Cleopatra
675si rispettan le soglie? Oh dio, già leggo
 nella torva tua fronte
 il disio di vendetta
 e la memoria de’ sofferti oltraggi.
 Tigrane
 No; mio bene...
 Cleopatra
                               Ah, crudel, veggo il tuo brando
680del sangue di mio padre ancor fumante.
 Tigrane
 No; mia vitta...
 Cleopatra
                               Perché dentro al mio seno
 tu non l’immergi ancor?
 Tigrane
                                               Odimi almeno.
 Cleopatra
 Odo che qui d’intorno
 l’ombra del mio gran padre erando geme;
685e a seguitarla già m’invita e chiama;
 sento che l’alma già lo segue, oh dei!
 Sento che l’alma spira. (Cade tramortita in braccio a’ soldati)
 Tigrane
 Ah, Cleopatra, mira
 che vano è il tuo timor; ma tramortita,
690oimè, ch’ella sen langue.
 Reggetela, miei fidi; alla mia tenda
 tosto si porti; e al suo vigor si renda. (Partono alcuni soldati reggendo Cleopatra)
 Dall’espugnate mura
 ognun poi si ritiri e torni al campo,
695che tor non voglio a Mitridate il soglio;
 gli affronti ch’ei mi fece io più non curo;
 purché viva il mio bene, ei sia sicuro.
 
    Passagger, che incerto errando
 va chiamando, sente l’eco
700dallo speco che risponde;
 e fa il bosco risuonar.
 
    Se là muove, erra e s’inganna;
 non così del mio pensiero,
 che sincero qui mi dice:
705«Il tuo ben tu puoi salvar».
 
 Fine dell’atto secondo