Tigrane, Venezia, Rossetti, 1741

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA VI
 
 MITRIDATE, APAMIA, ORONTE
 
 Mitridate
 In questo lieto dì sperar poss’io
 d’esser per te felice, idolo mio.
 Apamia
140Tu il puoi, quando a te piaccia
 così com’io vorrei.
 Mitridate
 E ancor ne temi? Oh dei!
 Apamia
                                                 Mio sire, incerta
 io non sarei di sì beata sorte,
 se fermo in te scorgessi anco il desio
145come del tuo piacer del piacer mio.
 Mitridate
 Ha l’offerta d’un trono
 di che appagar le più superbe idee.
 Apamia
 Sì; ma, alzandomi a quello,
 te riguardi e non me; sai pur che io sono
150ad Oronte germana;
 or qual prova fia questa
 per me dell’amor tuo,
 se divengo regina e servo ei resta?
 Mitridate
 Che vuole Oronte?
 Apamia
                                     Sire,
155all’amor mio l’ardir di lui condona.
 Mitridate
 Tutto gli si perdona.
 Apamia
 Oronte adunque adora
 di Cleopatra la beltade; e quando
 ti sia in grado... Ma veggio (Mitridate si turba)
160che ai detti miei t’affanni; ah no ritorna
 la pace a’ tuoi pensieri.
 Fia servo Oronte e intanto
 disperi Apamia e si distrugga in pianto.
 Mitridate
 Rasciuga il pianto, o cara,
165che a me servon di legge i tuoi desiri.
 Si chiami Cleopatra. (Ad un paggio che parte)
 Oronte
 Signor, contro tua voglia io non vorrei
 dar tregua a’ miei sospiri.
 Mitridate
 Sei germano di lei;
170e sì eccelso favor non chiedi a torto.
 Apamia
 Sei pago alfin?
 Oronte
                              Son le mie brame in porto.