Statira, Venezia, Rossetti, 1741

Vignetta Frontespizio
 SCENA VIII
 
 STATIRA sola
 
 Statira
 Di rossore e di sdegno
 già m’accende costei. Ma che rissolvo?
 Ma frattanto che fo? Se la mia fiamma
 inutilmente io scopro,
300perdo il cuor e la fama a un punto solo;
 e se celo il mio duolo
 e se copro il mio foco,
 vo perdendo la vita a poco a poco.
 Eh coraggio, Statira; alfin qual colpa
305esser puote l’amar? Aman le belve,
 amano gl’elementi ed aman tutti
 della terra e del mare i figli e i frutti.
 S’ami dunque e si scopra... Ah che il delitto
 in amar non consiste. Evvi una colpa
310maggior nell’amor mio che il giusto offende,
 che rapire lo sposo altrui pretende.
 Pietosissimi dei,
 che sarà? Che farò? Deh voi prestate
 nel più fatal periglio
315a una misera donna un pio consiglio.
 
    Sto in mezzo all’onde
 né veggo il porto;
 non ho conforto;
 non ho consiglio.
320Deh in tal periglio,
 numi, pietà.
 
    Ah mi confonde
 doppio desio
 né sa il cuor mio
325ritrovar pace;
 se parla o tace
 perir dovrà.
 
 Fine dell’atto primo