Statira, Venezia, Rossetti, 1741

Vignetta Frontespizio
 SCENA V
 
 ARBACE solo
 
 Arbace
 Tal favella Statira? Ella a cui spetta
 dell’estinto signor la data legge
 far ossequir; non son senza mistero
 di Statira gl’accenti. A lei ben noto
165sarà il cor di Rosane e d’altro foco
 prevenuto il saprà. Pietà la move
 del mio cuore a parlar. Tanto mi basta;
 comprendo il mio destin. Misero Arbace,
 a qual sventura mai
170ciecamente m’esposi? Assai di morte
 vita è peggior quella che sposo odiato
 soffre languendo a ingrata sposa allato.
 Lieto da lungi or miro
 quel funesto periglio,
175da cui sol per consiglio
 di celeste pietà sottratto io fui,
 e mi riduco a deplorar l’altrui.
 
    Oh come lieto mira
 quel passaggier dal lido
180l’onde del mare infido
 irate minacciar.
 
    Si ride di quell’ira
 ad altri sì funesta,
 quand’egli la tempesta
185ariva a superar.