Statira, Venezia, Rossetti, 1741

Vignetta Frontespizio
 SCENA II
 
 STATIRA, poi ROSANE
 
 Statira
 Ah purtroppo gl’è ver; d’amor la fiamma
50d’uopo non ha perché si desti in seno
 dell’umano voler, nasce con noi
 questo protervo seme
 de’ funesti deliri. In me destossi
 all’incontro fatal de’ vivi lumi
55dell’adorato Arbace
 ma nacque al nascer mio cotesta face.
 Freno l’onor v’impose
 finché visse il mio sposo; or ch’egli è estinto
 freno il cor più non soffre; amore ha vinto.
 Rosane
60Regina, in questo punto
 giunse Arbace alla reggia.
 Statira
                                                 E il caro sposo
 non incontra Rosane?
 Rosane
                                          A me vederlo
 lungi dal fianco tuo so che non lice;
 quivi, se mel concedi,
65l’incontrerò. Vedi che giugne.
 Statira
                                                        (Oh dei!
 Più vago agl’occhi miei ritorna Arbace). (Da sé)
 Rosane
 (Più ch’io miro quel volto, ei men mi piace). (Da sé)