Oronte re de’ Sciti, Venezia, Rossetti, 1740

Vignetta Frontespizio
 SCENA VIII
 
 Salone magnifico apparato per nozze ed incoronazione di novo re, con trono.
 
 ARTALICE, ERMONDO, ALCASTO, TARPACE, popolo, indi ORONTE in catene
 
 Artalice
1215Venga il perfido scita; a me recate
 scettro e corona. (Sale in trono. Due guardie partono)
 Alcasto
                                  Della Dacia al regno
 mai diè la sorte un successor più degno.
 Ermondo
 Ecco fra sue ritorte (Viene condotto Oronte)
 l’inimico crudel.
 Oronte
                                 (Barbara sorte!) (Volge le spalle al trono senza mai guardar Artalice)
 Artalice
1220Oronte, alfin sei vinto. Il tuo destino
 pende dal mio voler. Ramenta, indegno,
 per quante vie lo sdegno
 acceser nel mio core
 l’odio tuo, le tue trame, il tuo furore.
1225Avido tu di sangue, il procurasti,
 con barbaro consiglio,
 dalle vene del padre, indi del figlio.
 Fu tuo voto il mio trono; e tosco e ferro
 e ogn’altro d’empietà mezzo inumano
1230meco tentasti, traditor, ma invano.
 Furo gli dei, che audace
 giugnesti a provocar, la mia difesa.
 Chiese agli dei vendetta
 la libertà de’ popoli depressa,
1235il sangue sparso ed Artalice istessa.
 Giunser le voci al ciel, pugnai, ti vinsi;
 odi, superbo, e fremi,
 odi qual man ti disarmò. Miei fidi,
 ecco svelo un arcano
1240glorioso per voi, produr la Dacia
 sa l’eroine ancor; mirate o Daci (S’alza)
 chi vi difese il trono;
 morto è Alcamene ed Artalice io sono. (Si scopre)
 Oronte
 Stelle! Artalice? (S’aventa con impeto verso il trono ma dalle guardie vien arrestato)
 Ermondo
                                 Olà guardie frenate
1245l’ira del traditor.
 Tarpace
                                 (Che intesi! Oh dei!)
 Oronte
 (Ah che questo è il maggior de’ scorni miei).
 Artalice
 Vieni, fedele Ermondo, (Ermondo sale al trono)
 vieni a parte del soglio.
 Questa il tuo merto, il tuo valor esigge
1250gloriosa mercede.
 Ermondo
 Altro merto non ho che quel di fede.
 Artalice
 Qui le insegne reali; eccovi, o Daci,
 eccovi il vostro re. Senza il suo braccio
 non avremmo trionfato. Ei fu che seppe
1255la vittoria obbligar. L’illustre capo
 degno è ben del gran fregio.
 Io l’erede ne sono,
 io divido con lui, popoli, il trono.
 Oronte
 Ah lasciatemi, indegni,
1260prima morire almeno.
 Artalice
 No, voglio in faccia tua stringerlo al seno.
 Oronte
 Ah perfida! Ah spietata!
 Da qual furia apprendessi
 l’arte d’incrudelir? Non han le selve
1265mostro di te peggior. Non ha l’inferno
 duolo simile al mio... Ma sento il core
 cambiar in sen l’usato loco, il sangue
 scorrer precipitoso
 le dilatate vie. Questa è la morte.
1270Venne pure una volta.
 Anche il destino i disperati ascolta.
 Ove son? Con chi parlo? È questa forse
 che io calpesto la terra? O le funeste
 dell’Averno crudel soglie son queste?
1275Chi siete voi? Dov’è il monarca fiero
 del terribile impero?
 Ditegli, sì, che il suo potere irriti,
 ch’è venuto a insultarlo il re de’ Sciti.
 
    Veggo le orribili
1280furie dell’Erebo
 ma non spaventano
 d’Oronte il cor.
 
    Ah, benché esanime
 fra neri spiriti,
1285ancor mi lacera
 il mio rossor. (Parte)