Oronte re de’ Sciti, Venezia, Rossetti, 1740

Vignetta Frontespizio
 SCENA VI
 
 AMASIA, poi ALCASTO
 
 Amasia
 È ver, non è più degno
 della mia fedeltà l’amante infido.
 Mi scordarò d’averlo amato. Il nome
 odioso mi sarà del traditore...
1170Ah che il labro lo disse e non il core.
 Alcasto
 Principessa, Alcamene
 nella sala real te sola attende.
 Amasia
 Che pretende da me? V’è speme, Alcasto,
 che mi torni ad amar?
 Alcasto
                                            Sperarlo è vano.
1175Farlo non può; vieni e saprai l’arcano.
 Amasia
 Dunque sarò infelice,
 senza regno in un punto e senza sposo?
 Alcasto
 Se di regnar la brama
 lusingar tu non puoi, quella di sposo
1180ragionevol saria.
 Amasia
                                 So che vuoi dirmi.
 Vuoi parlarmi di te.
 Alcasto
                                       Ma non ardisco.
 Mi ramento il tuo sdegno.
 Amasia
                                                  In poter nostro
 non è l’ira frenar.
 Alcasto
                                   Ah se placarti
 potesse il sangue mio...
 Amasia
                                             Lasciami. Parti.
 Alcasto
 
1185   Il tuo cuor di sdegno abbonda;
 è maggior però il mio amore.
 Picciol’onda un tanto ardore
 no, non giugne ad ammorzar.
 
    Anzi, quanto ardente fiamma
1190fa inalzar l’umor spruzzato,
 più m’infiamma benché ingrato
 quel vezzoso minacciar.