Oronte re de’ Sciti, Venezia, Rossetti, 1740

Vignetta Frontespizio
 SCENA XII
 
 ARTALICE, poi ORONTE
 
 Artalice
 Che de’ regi e de’ regni
 la pietà degli dei vegli in difesa
 neghi chi può. Che i fulmini degli empi,
900che de’ giusti il conforto e i beni e i mali
 e le varie vicende
 alla mente dell’uom strane e remote
 non derivin dal ciel dica chi puote.
 Grazie o numi di tanta
905vostra bontà; ne sarò grata; il culto
 vostro promoverò. Ma che! L’audace
 cinto sen vien d’armati? (Viene Oronte con soldati, quali s’arrestano)
 Oronte, i tuoi soldati
 non ardiscan passar coteste soglie.
 Oronte
910Amici, a’ cenni miei quivi restate.
 Artalice
 Guardie, l’ingresso a custodir vegliate.
 Oronte
 Di che temi, Alcamene?
 Artalice
                                              Io temo tutto
 dove albergano i Sciti.
 Oronte
                                           E pur dovresti
 non confonderti più; nel gran consiglio,
915dove non fu d’Oronte
 tolerato l’accesso, avranno i Daci
 nelle man del suo re giurato a gara
 la rovina de’ Sciti.
 Sediam. Narrami, amico,
920in pochi accenti il mio destin raccolto. (Siede)
 Artalice
 (Il tuo perfido cuor conosco al volto). (Da sé e siede)
 Vuoi saper che fu detto
 nel consiglio di te? Non adirarti
 e il ver ti narrerò.
 Oronte
                                   Parla; disposto
925tutto sono a sofrir.
 Artalice
                                    Disse taluno:
 «Crudo è d’Oronte il cor». Provò l’accusa
 colla strage de’ Daci,
 col regno mio che per te geme e langue,
 del loro re, del genitor col sangue.
930Altri disse: «È tiranno; usurpar tenta
 avido i regni altrui. Minaccia, opprime,
 non serba fé...»
 Oronte
                               Ribaldi...
 Artalice
 Ramentati l’impegno.
 Sofri; non ti sdegnar.
 Oronte
                                          No, non mi sdegno.
 Artalice
935Tutto acceso nel volto
 di pietoso furor, de’ padri il primo:
 «Egli è un empio» sclamò; «l’orme seguendo
 de’ barbari costumi,
 odia il culto divin, dispreggia i numi».
940Tutto non dissi ancor; fiero, spietato
 chi ti chiamò, chi sconoscente, ingrato...
 Oronte
 Ah soffrir più non posso.
 Artalice
                                                Odimi. Io stesso
 tanto ardire frenai. «Non tocca a voi»
 dissi «un re giudicar. Estinse il fato
945Decebalo, non lui. Sol coi superbi
 egli è superbo e fiero».
 Non è vero, signor?
 Oronte
                                      Dicesti il vero.
 Artalice
 Sì per te m’impegnai che partiresti
 tosto di Dacia e che già mai pensasti
950questo soglio occupar.
 Oronte
                                           Mal t’impegnasti.
 Artalice
 Come! Il regno di Dacia
 non è mia eredità?
 Oronte
                                      D’una vittoria
 non vuo’ perder il frutto.
 Artalice
                                                Il so, Artalice,
 l’unica mia germana,
955brami in isposa. Amore
 t’accende e ti trasporta.
 Sì, sarà tua.
 Oronte
                         Ma se Artalice è morta.
 Artalice
 Come! Morta Artalice?
 Oronte
                                            Ah sì, nell’onde
 si sommerse e perì. Qui fur trovate
960le spoglie sue. Da questa loggia istessa
 ella precipitò.
 Artalice
                            Ma che la indusse
 la sua morte a incontrar?
 Oronte
                                                Nol so. Pretese
 seguir del tuo destin... Basta; non manca
 a femina leggiera
965la ragion d’esser folle.
 Artalice
                                          Eh non ti credo.
 Scorgo che ti confondi.
 La uccidesti tu stesso o tu l’ascondi.
 Oronte
 (Opportuno è l’incontro). A me nol credi?
 Questo foglio tel dica.
970Ella stessa il vergò. Pria che la morte
 ricercasse fra l’onde, a me l’ingrata
 fece l’infausto don. Prendi, Alcamene,
 questo de’ suoi furori
 testimonio crudel; leggilo (e mori). (Da sé)
 Artalice
975(Fosse il foglio mortale!) Ah che m’invola
 delle luci il poter la doglia estrema.
 Signor, l’infausto foglio
 leggi tu per pietà.
 Oronte
                                   Forse al mio labbro
 tutto non crederai. Deh mira almeno
980se le note son sue.
 Artalice
                                    (Questo è il veleno). (Da sé)
 Sì sì, ti crederò.
 Oronte
                                Mi stanca ormai
 la pertinacia tua. Leggilo. (Porge con violenza il foglio ad Artalice. Ella lo prende e si leva)
 Artalice
                                                  Invano
 lo speri, o traditor. Guardie, serbate
 questo di sua perfidia (Dà il foglio ad una guardia)
985testimonio crudel. So che m’insidi,
 empio, la vita e il soglio.
 So che chiusa è la morte entro quel foglio.
 Oronte
 Dunque saprai che devi
 morir per le mie man.
 Artalice
                                            Perfido, invano
990ti lusinga il furor.
 Oronte
                                   Soldati, entrate; (I soldati d’Oronte si avanzano alla porta e sforzano la guardia)
 eseguite il comando.