De gustibus non est disputandum, Venezia, Fenzo, 1754

Vignetta Frontespizio
 SCENA IX
 
 ARTIMISIA ed il CAVALIERE
 
 il Cavaliere
 Deh lasciatemi andar.
 Artimisia
                                           No, cavaliere.
 La contessa non son di Montebello.
 il Cavaliere
1310Né il cavalier son io.
 Artimisia
                                        Sì, siete quello.
 il Cavaliere
 O voi tre volte il giorno
 vi cambiate di cuore e di pensiero
 o divenuto i’ son pazzo davvero.
 Artimisia
 Orsù qualunque sia
1315questa vostra pazzia, guarirla io voglio.
 Preso ho l’impegno che sarete sano
 e quando parlo non favello invano.
 il Cavaliere
 Non ha la testa mia perduto il sale.
 Artimisia
 Del rimedio si parli e non del male.
1320Io vi voglio guarir.
 il Cavaliere
                                     Come?
 Artimisia
                                                     Con niente.
 I pazzi io li guarisco facilmente.
 Il canto vi diletta?
 il Cavaliere
                                    Sì signora.
 Artimisia
 Ed il ballo vi piace?
 il Cavaliere
                                       Il ballo ancora.
 Artimisia
 Del matrimonio vi dispiacerebbe
1325la soavissima face?
 il Cavaliere
 È questa un’altra cosa che mi piace.
 Artimisia
 Ecco il rimedio vostro. In questa sera
 dopo la breve cena,
 musica vi sarà, vi sarà il ballo.
1330Voi, che avete buon gusto e buona testa,
 sarete il direttore della festa.
 il Cavaliere
 Lo farò, sì signora.
 Artimisia
 Tutto non dissi ancora.
 Porgendovi di sposa alfin la mano,
1335tornerete del tutto allegro e sano.
 Ah? Che vi par?
 il Cavaliere
                                 Mi sento
 il core giubbilar per l’allegrezza.
 Cotanta contentezza
 con un sì dolce bene
1340guarirebbero i pazzi da catene.
 Io sono il cavalier, son Roccaforte.
 Vostro sposo son io, voi mia consorte.
 Artimisia
 Piano un poco.
 il Cavaliere
                              Tornate
 a volermi patetico?
 Artimisia
                                      Un sol patto
1345voglio da voi per accordarvi il resto.
 il Cavaliere
 Qual è il patto, mia cara?
 Artimisia
                                                Eccolo. È questo.
 Voglio che in faccia a tutti
 di nostra compagnia
 confessiate che deste in frenesia.
1350Voglio che dite d’essere impazzito
 e che la mia virtù v’abbia guarito.
 il Cavaliere
 Ma come l’ho da dir?...
 Artimisia
                                            Tant’è, dovete
 accordar che impazziste e dirlo a tutti.
 Altrimenti vi lascio e me ne vo.
1355Ben lo direte voi?
 il Cavaliere
                                   Sì lo dirò.
 Artimisia
 Andiamo dunque uniti
 a principiar la cena.
 Il povero Pacchione aspetta e pena.
 il Cavaliere
 Ma se confesso io stesso
1360d’esser stato impazzito...
 Artimisia
                                               O sì o no;
 quel ch’io voglio direte?
 il Cavaliere
                                              Io lo dirò.
 Artimisia
 
    Cavalierin gentile
 siete il mio dolce amor.
 
 il Cavaliere
 
    Ah che piacer simile
1365non ho provato ancor.
 
 Artimisia
 
    Ebbi pietà di voi
 misero pazzo allor.
 
 il Cavaliere
 
    Pazzo non fui, signora...
 
 Artimisia
 
 Come! Si nega! Olà.
 
 il Cavaliere
 
1370   Sì sono pazzo ancora,
 questa è la verità.
 
 Artimisia
 
    Pazzo non siete,
 voi mi piacete.
 
 il Cavaliere
 
 Mi sanerete
1375se mia sarete.
 
 a due
 
 Il nostro cuore
 pietoso amore
 consolerà.
 
 Artimisia
 
    Ma voi senza cervello
1380perché di Montebello
 contessa dire a me?
 
 il Cavaliere
 
    E voi perché volere
 negar che il cavaliere
 io fossi? Ma perché?
 
 Artimisia
 
1385   Voi eravate pazzo.
 
 il Cavaliere
 
 Codesto è uno strapazzo.
 
 Artimisia
 
 Negate se potete
 ed io vi lascerò.
 
 il Cavaliere
 
    Dirò come volete
1390e lo confermerò.
 
 Artimisia
 
    Cavalierino
 caro, carino.
 
 il Cavaliere
 
 Ah madamina
 bella, bellina.
 
 a due
 
1395Leva il cervello
 quel bambinello
 del dio d’amor.
 
    Ma lieto rende
 con sue vicende
1400la pace al cor. (Partono)