De gustibus non est disputandum, Venezia, Fenzo, 1754

Vignetta Frontespizio
 SCENA VI
 
 ERMINIA e detti
 
 Erminia
                                             (Oh cieli! Uniti
 anche qui li ritrovo?)
 Artimisia
 Celindo, quel ch’io provo
 nel mio tenero petto
 è veramente affetto;
770non vi burlo, non fingo e non v’inganno.
 (Anche alla nipotina un po’ d’affanno).
 Erminia
 (Misera me!)
 Celindo
                            Signora.
 Se potessi la man...
 Artimisia
                                      La vostra mano
 ad Erminia è dovuta.
775Eccola.
 Celindo
                (Oh cieli! Io non l’avea veduta). (Da sé)
 Erminia
 No, non vi confondete,
 se voi pentito siete
 della fede giurata all’amor mio;
 sono del vostro amor pentita anch’io.
 Celindo
780Erminia questo cor...
 Erminia
                                         Più non lo curo.
 Celindo
 Artimisia potrà...
 Erminia
                                   Di lei non cerco.
 Celindo
 Ah pria ch’io mi disperi...
 Voi parlate per me. (Ad Artimisia)
 Artimisia
                                       Sì, volentieri.
 
    Nipotina, mi dispiace (Ad Erminia)
785ma non posso il ver celar.
 Dice lui che gli dispiace
 questa flemma di parlar.
 
    Dice lei che siete bello (A Celindo)
 ma che siete sgarbatello,
790senza grazia nel parlar.
 (Voglio farli disperar). (Da sé)
 
    Non c’è caso, non vi vuole, (Ad Erminia)
 non la posso accomodar.
 Ho gettate le parole, (A Celindo)
795non vi vuol più sopportar.
 
    (Poverini in verità, (Da sé)
 a vederli fan pietà.
 Me la godo, me la rido,
 prendo spasso, faccio il chiasso,
800voglio farli disperar). (Parte)