De gustibus non est disputandum, Venezia, Fenzo, 1754

Vignetta Frontespizio
 SCENA PRIMA
 
 Giardino.
 
 Don PACHIONE e RAMERINO
 
 don Pachione
535Amico, in confidenza,
 un piacer bramerei, giacché siam soli.
 Ramerino
 Sì sì, v’intendo, amico.
 Poiché nessun ci vede,
 sotto questa de’ faggi ombra diletta,
540voi vorreste giocare alla bassetta.
 don Pachione
 No, v’ingannate assai;
 codesto vizio non l’ho avuto mai.
 Quando ho danari in tasca
 a me piace goderli in compagnia,
545cogli amici in mia casa o all’osteria.
 Ramerino
 Piace anche a me la società. Goduto
 al magnifico pranzo ho anch’io non poco.
 Ora il tempo passar vorrei col gioco.
 don Pachione
 A proposito, appunto
550del pranzo ho da parlarvi.
 Ramerino
                                                 Voi stamane
 non avete mangiato.
 Povero don Pacchion, siete ammalato?
 don Pachione
 Anzi sto ben, con il celeste aiuto;
 ma soffrire ho dovuto
555per certa convenienza
 il tormento crudel dell’astinenza.
 Ramerino
 Non intendo il perché...
 don Pachione
                                              Saper vorrei
 come riuscì quel piatto di vitello.
 Ditemi s’era buono, in cortesia.
 Ramerino
560Era un piatto prezioso.
 don Pachione
                                            Oh vita mia!
 Ramerino
 Il cuoco miglior cosa
 non ha fatta stamane a gusto mio.
 don Pachione
 Di quel piatto l’autor sono stat’io.
 Ramerino
 Bravissimo.
 don Pachione
                         Era buono?
 Ramerino
                                                 Era esquisito.
 don Pachione
565Ben cotto? Saporito?
 Ramerino
                                         Era eccellente.
 don Pachione
 Ed io non ne ho potuto mangiar niente.
 Ramerino
 Perché?
 don Pachione
                  Perché Artimisia,
 ch’io venero e rispetto,
 ha per me dell’affetto
570ma perché troppa carne
 a lei fa dispiacenza
 distruggere mi vuol coll’astinenza.
 Ramerino
 Bellissima davvero.
 Artimisia vi vuol parco, astinente,
575ella mangia, ella beve allegramente;
 come colui che sgrida il giocatore,
 poi si mette a giocar da traditore.
 
    Se uno specchio avesse in mano
 chi corregge i vizi altrui,
580principiar potrebbe in lui
 le passioni a moderar.
 
    Per superbia l’uomo insano
 dell’altr’uom le macchie vede;
 né si specchia e non s’avvede
585ch’è vicino a delirar. (Parte)