Il pazzo glorioso, Venezia, Fenzo, 1753

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA VI
 
 CAMILLO, FLAMINIO, BERENICE, DON FERANTE, LISETTA, PASQUARIELLO ed EUGENIA
 
 Berenice
 Spero che gionto sia
 il sospirato fin del nostro amore.
 don Ferrante
 Dove siete figlioli? Qua le sedie.
 Vieni mia cara Angelica fedele;
785fu un’impostura quel che mi narrasti;
 già mi capacitò la bella mia.
 Pasquariello
 Col tempo lo vedrà vosignoria.
 Lisetta
 Or qui bisogna stare allegramente.
 don Ferrante
 Or via sediamo tutti. Il cavaliero
790presso alla sposa, collà Pasquariello
 e qui Angelica presso al caro Orlando.
 Pasquariello
 (Al diavol quanti siete or or vi mando).
 Eugenia
 Ed io starò vicina al cameriero.
 Camillo
 (Soffri mio cuor; sì vuole il destin fiero).
 Pasquariello
795E bene che si fa?
 don Ferrante
                                  Mentre s’aspetta
 ch’il cuoco sia spedito,
 divertiamoci intanto.
 Flaminio
                                          Io sol direi
 che la mia cara Berenice un po’
 col suo cantar ci favorisce.
 Lisetta
                                                  Certo.
 don Ferrante
800Va’, cori Franceschino.
 E fa’ venir qua il cembalo.
 Berenice
                                                  Perdoni;
 cantar non posso, son da molto tempo
 fuor d’esercizio e men suonar mi piace.
 Flaminio
 Se vaglion le mie preci,
805puole onorarci.
 Berenice
                               A te nulla dev’io
 negar, già che sì vuoi bell’idol mio.
 
    Come appunto in ciel sereno,
 quando il sol ne spunta grato,
 ride il fior nel prato ameno,
810l’augel canta al bosco, al prato,
 scherza il fonte e brilla il mar.
 
    Così l’alma...
 
 Camillo
 Con sua licenza, ah cessi il suono e ’l canto,
 tante smanie soffrir più il cor non puote,
815m’ascolti ognun. Costui che fa chiamarsi
 il cavalier del Foco è un impostore.
 Si finge tal per ingannarmi e avere
 Berenice per sposa.
 don Ferrante
                                       O bravo, bravo.
 Berenice
 Qual impensato colpo? Ahi me meschina!
 Pasquariello
820Ita è tutta la macchina in rovina.
 don Ferrante
 Ehi signor cavaliero è vero questo?
 Flaminio
 Non so niegarlo; a ciò m’induce amore
 per secondar vostro stravolto umore.
 Ma Camillo è un indegno; e ad ottenere
825Berenice in possesso, in vostra casa
 s’è finto camerier.
 don Ferrante
                                    Meglio, meglio.
 Pasquariello
 Tutto adesso si scuopre.
 Eugenia
                                              (O quanti imbrogli!)
 Lisetta
 (Io mi vedo confusa; o che sciagura!)
 Flaminio
 Però non sarà mai che del mio affronto
830ti vanti anima ville. Impugna il ferro.
 Camillo
 Son pronto a sodisfarti. (Cava la spada)
 Berenice
                                             Ahi chi m’aita.
 don Ferrante
 Qui bisogno non c’è di tai braure,
 che se piglio una spada a tutti due
 vi metto le ventose. Marcia dentro
835tu Berenice.
 Berenice
                          (O dei,
 che mi resta a sperar fra tante pene!)
 Eugenia
 (Perder Camillo, o dei, pur mi conviene). (Parte)
 don Ferrante
 Ehi, signor cameriere, in questa casa
 più bene non si sta.
 Camillo
                                       Men vado via.
840Ma invendicato non potrò restare
 e l’astio ch’ho nel sen saprò sfogare. (Parte)
 don Ferrante
 Ella ancor se ne vada. Queste macchine
 non si fanno a un mio pari; andiam mia bella.
 Lisetta
 Vi sieguo o mio campion!
 Pasquariello
                                                 Sorte rubella,
845a mia moglie si fa sì dolce invito?
 Io mi voglio scoprir per suo marito. (Entra)
 Flaminio
 Qual improviso affanno
 me sorprende, ahi me lasso! In un momento
 si cangia il mio contento;
850ah, mi si spezza il core; un infelice
 fra tanti affanni rei
 a che in vita serbate, ingiusti dei?
 
    Vedersi in breve istante
 il caro ben rapire,
855se questo è duol bastante
 da farmi, o dei, morire,
 morte che fa? Dov’è?
 
    Se non m’uccide, ahi lasso,
 il duolo in tal momento,
860morir più non pavento,
 morte per me non v’è. (Parte)