Il pazzo glorioso, Venezia, Fenzo, 1753

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA V
 
 PASQUARIELLO, poi DON FERRANTE, CAMILLO ed EUGENIA
 
 Pasquariello
 Valle appresso, gobbaccio, e stalle intorno
200e dimmi ciò che fanno.
 Guarda con chi favella e dove vanno.
 Andate pur voialtri a ripossarvi.
 Or voglio procurare
 d’introdurmi ancor io con questo matto,
205così farò un viaggio e due servizi.
 La rette orsù tendiamo
 per far ch’il merlo incappi; a noi, cantiamo.
 
    Chi si diletta d’istorie belle,
 cose novelle chi vuol saper?
210Ch’esca di fuori ch’io tengo cose
 nuove e curiose che dan piacer.
 
    Tengo la storia di Chiara Stella,
 Venere bella, Marte guerrier.
 Tengo il somaro con il collaro,
215l’orso notaro pure ci sta.
 Tengo Marfisa, tengo Rugiero.
 Guido e Oliviero tutti son qua.
 
 don Ferrante
 Ehi galantuomo avreste
 niente del grande Orlando?
 Pasquariello
220Oh mio padrone, tengo l’Ariosto.
 «Le dame, i cavalieri, l’armi, gl’amori,
 le cortesie, l’audaci imprese io canto».
 don Ferrante
 Oh fato! Oh gioia mia! Or ti conosco,
 non sei tu l’eccellente Pasquariello?
 Pasquariello
225Come? Mi conoscete?
 don Ferrante
 E tu non t’arrecordi don Ferrante
 che ti veniva ad ascoltar sul mollo?
 Più monete da me ti sei pigliate
 che versi non cantavi.
 Pasquariello
                                          Sì, gl’è vero.
230E viva don Ferrante.
 don Ferrante
                                        Or già ch’il fato
 mi t’ha condotto qui, più non mi scappi.
 Pasquariello
 No, non posso signor, ben obligato.
 Eugenia
 Deh restatevi qua.
 Camillo
                                     Perché impedirlo?
 Siegua gli affari suoi.
 don Ferrante
                                          Rompimi sempre
235sier cameriero. Io ti faccio padrone (A Pasquariello)
 di quanto qui possedo,
 vendi, impegna, fa’ tu.
 Eugenia
                                            Via non più prieghi.
 Pasquariello
 A tanto intercessor nulla si nieghi.
 don Ferrante
 E viva sempre. Oh amicon di cuore,
240non voglio altro da te che qualche volta
 mi canti Orlando.
 Camillo
                                   E sempre a tai sciocchezze?
 don Ferrante
 Ehi camerier un giorno ti bastono.
 Camillo
 Con sua licenza...
 don Ferrante
                                  O vanne o pur sta’ zitto.
 Camillo
 Non parlo più.
 Eugenia
                              Vuol far sempre il maestro.
 Pasquariello
245Giusto così. Ma questa signorina
 è più capace e mi garbezza, amico.
 don Ferrante
 Questa è la cameriera.
 Pasquariello
                                            Ha una bell’aria
 da palladina. Accostati un pocchino
 ragazza mia.
 don Ferrante
                          Adaggio; non mi piace
250cotanta confidenza.
 Pasquariello
                                      Non ti piace?
 E vuoi essere Orlando. Ah padron mio,
 a rivederci; non va bene. Addio.
 don Ferrante
 Ferma, ferma crudele.
 Pasquariello
                                            Oh questa è bella,
 per una prova picciola ch’ho fatto
255della bontà de’ cavalieri erranti,
 ti smarisci così?
 don Ferrante
 Ma nell’Ariosto trovasi tal prova?
 Pasquariello
 E come? Non lo sai? Che? È cosa nuova?
 «Oh gran bontà de’ cavalieri antiqui».
 don Ferrante
260Hai raggione, fa’ pur quel che ti pare
 che non ti parlo più, voglio imitare
 l’errantesca bontà per colli obliqui.
 «Oh gran bontà de’ cavalieri antiqui». (Entra)