Candace, Venezia, Rossetti, 1740

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA VIII
 
 LAGIDE creduto Aulete, guardie e sudetti
 
 LAGIDE
                             Eccolo, sì qual deve
 un figlio d’Aprio e di Candace.
 AMASI
                                                          Tale
 crederlo giova; assai
 parlò natura e discoprì l’arcano,
 Evergete, un sol trono
1030è angusto per due re, la gelosia
 di chi vi siede apre la tomba al fasto
 di chi vanta ragion per risalirvi.
 Morir tu devi; a voi soldati. (Le guardie si mettono in atto di ammazzar Lagide ed Evergete gettatosi d’innanzi ad esso col pugnale si mette in difesa del sudetto)
 EVERGETE
                                                     Indietro,
 o perfidi ministri,
1035vel comanda Evergete e quello io sono.
 LAGIDE
 La virtù di Lagide,
 Amasi, già t’assolve e ti perdona.
 EVERGETE
 Il so, fellon, credesti
 tenerezza di figlio
1040ciò che d’anima augusta
 fu magnanimo senso e fu d’amico
 generosa pietà; padre d’Aulete,
 io ti guardai e volli
 serbargli il padre; io ti guardai nemico
1045e mi piacque gl’auspici
 prender del regno mio da la clemenza.
 Ma poiché questa abusi
 e spronando la morte contro al figlio
 ti cancelli il carattere di padre,
1050disingannati omai e ti ripprendi
 il colpevole ferro; ecco tel rendo. (Gli getta a’ piedi il pugnale)
 Immergilo nel tuo
 detestabile petto.
 LAGIDE
 No, vivi traditor; volea Lagide
1055serbarmi il padre ancorché fiero ed empio.
 Ancorché fiero ed empio
 a Lagide io lo serbo;
 tal ti parla il tuo re, tale Evergete;
 ma ti rendo alla parca,
1060se in me contempli il figlio o guardi Aulete.
 AMASI
 (Arti del mio dolor siete perdute).
 Vivo sì, vivo, o figlio,
 ovunque che tu sia disumanato,
 apprenderò da te l’arte crudele
1065di regnar da tiranno;
 rinoverò gli scempi
 di Tebe e Colco; ed Amasi e Candace,
 sul cadavere reo d’un figlio esangue,
 divideran fra loro il lutto e il sangue.
 
1070   Contro il mio sangue istesso
 forse sarò spietato
 ma il fiero avverso fato
 placato un dì sarà.
 
    Ma poi del mio dolore
1075il barbaro tuo core
 godere non saprà.