La calamita de’ cuori, Venezia, Fenzo, 1753

Vignetta Frontespizio
 SCENA XVII
 
 BELLAROSA e detti
 
 Bellarosa
 (Intesi quanto basta). (Da sé)
 Saracca
440Qui per voi si contrasta.
 Pignone
 Si disputa di voi patria e natali.
 Giacinto
 Non vi ho trovata scritta negl’annali.
 Bellarosa
 Si vuol saper qual sia
 dunque la patria mia? Non la nascondo.
445La mia patria, signori, è in questo mondo.
 Chi non vuol ignorarla
 bisogna indovinarla
 e a quel che la indovina ora prometto
 far di qualche finezza un regaletto.
 Pignone
 
450   Conviene pensarvi;
 conviene studiarvi.
 L’economa vera
 di dove sarà?
 
 Saracca
 
    Pensiamoci un poco;
455troviamolo il loco.
 La femina brava
 qual patria averà?
 
 Giacinto
 
    Pensieri a raccolta;
 studiam questa volta.
460Di donna vezzosa
 qual fia la città?
 
 Bellarosa
 
    Pensate, studiate
 e se indovinate
 un premio prometto
465che a voi piacerà.
 
 Pignone
 
    Economa fina?
 Sarà fiorentina.
 
 Bellarosa
 
 L’avete sbagliata.
 
 Saracca
 
 In Napoli nata
470voi brava sarete.
 
 Bellarosa
 
 Sbagliata l’avete.
 
 Giacinto
 
 Venezia vezzosa
 prodotta vi avrà.
 
 Bellarosa
 
    Avete sbagliata
475voi pur la città.
 
 Pignone, Giacinto, Saracca a tre
 
    Mi riprovo... Già la trovo...
 L’ho trovata. Eccola qua.
 
 Pignone
 
    Genevese.
 
 Bellarosa
 
                         Signor no.
 
 Saracca
 
 Brescia, Brescia.
 
 Bellarosa
 
                                 Signor no.
 
 Giacinto
 
480Parma, Parma.
 
 Bellarosa
 
                               Oibò, oibò.
 
 Pignone
 
 Turinese.
 
 Bellarosa
 
                     Non signore.
 
 Saracca
 
 Bolognese.
 
 Bellarosa
 
                       Non padrone.
 
 Giacinto
 
 Milanese di buon core.
 
 Bellarosa
 
 Non signore. In verità.
 
 Pignone, Giacinto, Saracca
 
485   Nulla giova, non si trova;
 non vuol dir la verità.
 
 Bellarosa
 
    Non padroni; lei mi scusi,
 che Ragusi è mia città.
 
 Pignone, Giacinto, Saracca a tre
 
    Vezzosa ragusea,
490voi siete la mia dea;
 a voi chiedo pietà.
 
 Bellarosa
 
    Chi vuol la grazia mia
 non abbia gelosia,
 non tema infedeltà.
 
 a quattro
 
495   Viviamo in compagnia
 e stiamo in allegria,
 che non è mai molesta
 l’onesta società.
 
 Fine dell’atto primo