I portentosi effetti della madre natura, Venezia, Fenzo, 1752

Vignetta Frontespizio
 SCENA VI
 
 CELIDORO e detti nascosti
 
 Celidoro
 Voglio un po’ respirar. Fra questi sassi
 di quest’acque il rumor m’alletta e piace.
1290E goderò qualche momento in pace.
 Ruggiero
 (Ecco solo il nemico).
 Celidoro
                                          (Chi è costui?)
 Ruggiero
 (Mi vuo’ con l’arte assicurar di lui).
 Amico.
 Celidoro
                 Che volete?
 Ruggiero
 In periglio voi siete.
1295V’insidiano i nemici.
 Celidoro
                                         Il mio valore
 quanto vaglia lo sanno.
 Ruggiero
 Non useran la forza ma l’inganno.
 V’offro se pur v’aggrada
 la mia mano in difesa e la mia spada.
 Celidoro
1300Eh sì facil non credo
 l’insidiare, il tradir. Gente sì trista
 non vi sarà che sappia
 pria che morir con lode
 usar l’inganno e macchinar la frode.
 Ruggiero
1305Purtroppo vi sarà.
 Cetronella
                                    Sì, dice bene.
 Celati i traditori
 son per questo sentiero.
 Il principe Ruggiero
 guida nascostamente i servi suoi
1310ed è questo che parla ora con voi.
 Celidoro
 Come!
 Ruggiero
                Misero me!
 Celidoro
                                        Tu sei? (A Ruggiero)
 Ruggiero
                                                        Soldati. (Chiama e pone mano alla spada)
 Celidoro
 Chi ardirà d’insultarmi
 tosto cadrà svenato. (Impugna la spada)
 Ruggiero
 Ah che m’hanno i codardi abbandonato.
 Celidoro
1315Renditi.
 Ruggiero
                   Sì, mi rendo. (Getta la spada)
 Cetronella
                                             Traditore!
 È questi il tuo valore?
 Così tosto t’arrendi al paragone?
 Ruggiero
 M’avvilisce il rimorso.
 Cetronella
                                           È un bel poltrone.
 Celidoro
 Vatene. (A Ruggiero)
 Cetronella
                   Saria meglio... (A Celidoro)
 Celidoro
1320Che cosa?
 Cetronella
                      Dico io,
 per non far ch’egli avesse altra paura,
 con un colpo spicciarselo a dritura.
 Celidoro
 No. Vivi. Tu mi muovi
 a pietà, non a sdegno.
1325Di svenare un codardo io non mi degno.
 Ruggiero
 Questa è la maggior pena
 che dar mi puoi. Più della morte istessa,
 più d’ogn’altro dolore,
 è più fiero tormento il mio rossore.
 
1330   Ti chiedo la morte
 per pena o per dono.
 Morire da forte
 costante saprò.
 
    È ver che di Marte
1335gl’inganni tentai.
 Ma il solo in tal arte
 né il primo sarò. (Parte)