I portentosi effetti della madre natura, Venezia, Fenzo, 1752

Vignetta Frontespizio
 SCENA XVI
 
 CALIMONE e detti
 
 Calimone
                                              Fermate. (L’arresta)
 Celidoro
                                                                 Indegno... (Contro Ruggiero)
 Ruggiero
 Colui non fuggirà sempre il mio sdegno. (Parte)
 Celidoro
465Quel perfido chi è?
 Calimone
                                      Non lo conosco.
 Sarà qualche assassino.
 (Di Ruggiero prevedo il rio destino).
 Celidoro
 Lo troverò. Ma chi dal sonno mio
 a tempo mi destò?
 Dorina
                                     Son stata io. (Scoprendosi)
 Calimone
470Tu lo salvasti? (A Dorina)
 Dorina
                              Io, padre,
 vidi mentre ei dormiva
 al petto del meschin vibrar l’acciaro.
 Io feci al viver suo schermo e riparo.
 Calimone
 (Santa madre natura,
475tu non favelli invano.
 Ha salvata la vita al suo germano).
 Celidoro
 Cara, il mio cor v’adora...
 Poss’io sposarla? (A Calimone)
 Calimone
                                   È troppo presto ancora.
 Celidoro
 Basta, basta... Tu sei vezzosa e bella.
 Calimone
480(Egli ancora non sa ch’è sua sorella).
 Dorina
 Oimè, quando ho veduto
 quel barbaro crudele
 in atto allora di ferirvi il petto
 intesi un certo affetto,
485misto in seno di sdegno e di paura.
 Calimone
 (Tutt’opra della gran madre natura).
 Dorina
 E mi augurai la forza
 aver pari allo sdegno,
 per trafiggere il cor di quell’indegno.
 
490   Avete nel viso
 un certo non so che
 che un caldo improvviso
 ha risvegliato in me.
 
    Un certo ignoto affetto
495mi fa provar pietà,
 lo prova il cor nel petto
 ma intenderlo non sa. (Parte)