I portentosi effetti della madre natura, Venezia, Fenzo, 1752

Vignetta Frontespizio
 Eccellenza,
    questi giocosi drammi per musica sono in oggi per tutta l’Italia desiderati e con piacere intesi e le persone nobili e colte v’intervengono frequentemente, trovando in essi alla melodia del canto unito il piacere dell’onesto ridicolo, il che forma un divertimento assai più allegro del solito. Spero che anche vostra eccellenza vorrà compiacersene e troverà con che appagare il nobil genio e l’ottimo gusto di cui va adorna, poiché, quantunque i drammi per musica, e molto più i drammi buffi, opere siano di lor natura imperfette, ingegnato mi sono di render questo meno indegno di essere dalla nobiltà compatito e da vostra eccellenza principalmente protetto. Offrir veramente sì poco ad una dama di sì alto merito dovrebbe farmi arrossire ma so per prova quanto benignamente aggradir tutto vi compiacete, se in occasione delle felicissime vostre nozze poche mie rozze ottave di accogliere non isdegnaste. Si dirà peraltro che io, né al presente né allora, abbia saputo sollevar la mia musa per formar opera che degna fosse di voi. E qual eroico argomento non mi offerivano le vostre nozze, le più cospicue nozze che formar si potessero per gloria, ornamento e consolazione di questa dominante repubblica? Agl’antichissimi fregi della vostra illustre famiglia, la quale in ogni età ebbe tutti della patria gl’onori, gloria accresce e decoro il serenissimo regnante doge, vostro amorosissimo zio paterno, il quale amandovi veramente, uno sposo vi ha procurato pari a voi nell’antichissima nobiltà, nella purezza del sangue, nella ricchezza de’ beni, nella qualità degl’onori e, quello che importa più, nella uniformità degl’affetti che certamente è il maggior bene di questa terra, bene comune a tutti, egl’è vero, ma che forma anche de’ grandi la felicità più perfetta. Sempre più con voi mi rallegro, nobilissima dama, del vostro felicissimo maritaggio. Egl’è poi vero ch’eravate due sposi fatti l’uno per l’altro e convien dire che derivando ambidue colle vostre ammirabili genitrici dal regal sangue della regina di Cipro, ora vogliano i fati che in voi si ricongiungano i sparsi rami e prole indi ne venga che tutte rinchiuda le virtù e i meriti delle due più cospicue e più gloriose famiglie.
    Argomenti sì grandi, de’ quai van piene le storie, certamente animarmi dovevano a cose di più alto peso e stimolare dovrebbonmi sempre più gl’infiniti obblighi miei verso l’eccellentissimo vostro sposo, mio benignissimo protettore; ma io non posso ergermi con più alto volo, poiché per una specie non so s’io dica d’inclinazione o di necessità avvezzata ho la mia musa a questa sorta di stile. Qualunque sia pertanto questa operetta mia la consacro umilmente al nome grande di vostra eccellenza e per un testimonio del profondo mio ossequio e per lusinga che vi degnerete proteggerla come umilmente vi supplico, non perché essa lo meriti ma perché voi solete farlo anche con chi non merita, per effetto di quella bontà di cuore che si fa distinguere tra le infinite vostre virtù. A questa raccomando ben anche l’umilissima persona mia e con profondo ossequio m’inchino, di vostra eccellenza umilissimo, devotissimo, ossequiosissimo servitore.
 
    Carlo Goldoni
 
    Venezia, li 11 novembre 1752