Le virtuose ridicole, Venezia, Bettinelli, 1752

Vignetta Frontespizio
 SCENA X
 
 GAZZETTA da guerriero e detti
 
 Melibea
 All’armi. (Correndo verso la scena)
 Gazzetta
                     «Oh tu, che porte
 che corri sì?»
 ser Saccente
                            (Tancredi). (Da sé)
 Melibea
                                                   «E guerra e morte».
 ser Saccente
 (Da Clorinda risponde).
 Gazzetta
 «Guerra e morte averai, io non rifiuto
880darlati se la cerchi». (Si battono)
 ser Saccente
                                         Aiuto, aiuto. (Parte)
 Gazzetta
 «Nostra sventura è ben che qui s’impieghi
 tanto valor, dove silenzio il copra.
 Ma poiché sorte rea vien che ci nieghi
 e lode e testimon degno dell’opra,
885pregoti, se fra l’armi han luogo i preghi,
 ch’il tuo nome, il tuo stato a me tu scopra,
 acciò ch’io sapia, o vinto o vincitore,
 chi la mia morte o la vittoria onore».
 Melibea
 «Indarno chiedi
890quel ch’ho per uso di non far palese
 ma, chiunque mi sia, tu innanzi vedi
 un di que’ duo che la gran torre accese».
 Gazzetta
 «Il tuo dir e il tacer al par mi alletta,
 barbaro, discortese, alla vendetta». (Si battono e Melibea cade)
 Melibea
895«Amico, hai vinto, io ti perdon, perdona».
 ser Saccente
 «In questa forma
 passa la bella donna e par che dorma». (Parte)
 Gazzetta
 Via, datemi la mano.
 Melibea
 Ohimè! Non posso più.
 Gazzetta
900Via, levatevi su.
 Melibea
 Non voglio più imitare
 le donne guerreggianti
 ma l’eroine placide ed amanti.
 Gazzetta
 Sì, mi è passato il caldo;
905più Tancredi non son ma son Rinaldo.
 Melibea
 Finita è la disfida;
 più Clorinda non son ma son Armida.
 Gazzetta
 «Volgi, mia cara, volgi
 a me quegl’occhi, onde beata bei,
910che son, se tu nol sai, ritratto vero
 delle bellezze tue gl’incendi miei».
 Melibea
 «Sarò, qual più vorrai, scudiero o scudo».
 Gazzetta
 «Sarò tuo cavalier».
 Melibea
                                       «Non più battaglia.
 Vattene, passa il mar, pugna e travaglia».
 Gazzetta
915Armida mi discaccia?
 Melibea
                                           Ah ch’io mi sento
 invasa dal furor di gelosia!
 Non so dove mi sia. Povero Orlando!
 Ha perduto il cervello
 e l’ho perduto anch’io; ma mi consola
920che se pazza son io non sarò sola.
 
    Il cervel m’è andato via.
 Vuo’ cercarlo qua e là.
 Chi l’avesse me lo dia;
 me lo dia per carità.
925Ehi, signor, il mio cervello.
 Non lo voglio, non è quello;
 siete pazzo più di me.
 
    Voi l’avete? Signorsì.
 Zitto, zitto, eccolo lì.
930Eh cercarlo non mi giova.
 Chi lo perde non lo trova.
 Vola, vola e se ne va;
 la la la lara la la la. (Parte)