Candace, Venezia, Rossetti, 1740

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA VI
 
 Sala terrena con sedia e tavolino con ciò che bisogna per scrivere.
 
 AMASI e TILAME
 
 AMASI
 Tilame, in Evergete
 giust’è che mora il mio spavento; e pure
 io mi sento nel seno un certo affetto,
595sino ad or sconosciuto,
 che lo direi pietà, se questa mai
 potesse penetrar dentro il mio core.
 TILAME
 Signor, vivo Evergete,
 tu vacilli sul trono;
600una pietà importuna è spesso un tarlo
 che rode le corone;
 in Egitto tu regni,
 col mezo d’un delitto;
 scusa signor, ogni delitto è illustre
605s’egli ha per prezzo un regno;
 ora che sua grandezza
 deve a la colpa, è sempre
 la clemenza viltà; muoia Evergete,
 con sensi del tuo core io nol difendo.
610(L’arti del traditor tutte comprendo).
 AMASI
 Muoia dunque Evergete
 ma di publica strage o di secreta?
 Quale consigli tu?
 TILAME
                                    Qual dubbio o sire?
 Colpevole la sua secreta morte
615nel giudizio de’ popoli ti rende,
 la pubblica t’assolve;
 spargasi che s’usurpa
 l’ambizioso Aulete il nome altrui,
 perché acclamato da l’insano grido
620d’Evergete ancor vivo,
 ei volesse balzar sovra il tuo soglio;
 pena di tanto orgoglio
 in pieno dì, ne l’ampio foro ei soffra
 qual traditor la morte;
625e nel felice inganno,
 tu giudichi da re, non da tiranno.
 AMASI
 Al tuo saggio consiglio,
 Tilame, applaudo.
 TILAME
                                    È d’uopo,
 sire, però che da’ tuoi fidi armati
630s’ingombrino le vie
 perché s’accheti e non si speri inulto
 di ciò che osasse il popolar tumulto,
 de le tue guardie istesse...
 AMASI
                                                  Sì mio fido,
 di tutto a te la gran condotta affido.
 TILAME
635Parto e a l’opra m’accingo.
 (La tua sorte, o fellon, in pugno io stringo).
 
    Se a fermar tua regal fede
 veglierà l’alta mia fede,
 sgombri l’alma il rio timor.
 
640   Renderà l’impero e il figlio,
 con la destra e col consiglio,
 fido servo al suo signor.