Candace, Venezia, Rossetti, 1740

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA IV
 
 NICETA e poi CANDACE
 
 CANDACE
495Niceta.
 NICETA
                 Ah genitrice.
 Amasi già in Aulete
 ravvisò d’Aprio il figlio e questi reca
 la cervice real sotto a la scure
 del barbaro tiranno ostia gelosa.
 CANDACE
500Figlia, nel mio dolor tutta non perdo
 la mia speranza; ho forse
 di che formar riparo
 nel periglio imminente ad Evergete.
 NICETA
 Ma perché mai d’incestuosi affetti
505nodrirmi il cor? Tu stessa
 mi stimolasti pure
 agli amori d’Aulete.
 CANDACE
 Del mio cauto pensiero un dì saprai
 gli alti disegni.
 NICETA
                              O dio,
510io l’ho perduto amante
 e son vicina a perderlo germano.
 CANDACE
 Chi sa? Cresce la fama
 del viver suo; del Marte egizzio freme
 minacciosa a suo pro la fede armata;
515ma tutto è men del grande
 pensier ch’io chiudo in petto.
 La ruota di fortuna
 girerà, sì, per noi meno severa;
 in me confida amata figlia e spera.
 NICETA
 
520   Tu vuoi ch’io speri
 ma i miei pensieri
 non trovan calma
 né sa quest’alma
 come sperar.
 
525   Veggo d’intorno
 torbido il giorno
 e il fosco velo
 che copre il cielo
 mi fa tremar.