Il conte Caramella, Venezia, Bettinelli, 1751

Vignetta Frontespizio
 SCENA XI
 
 GHITTA, BRUNORO, poi il CONTE CARAMELLA
 
 Ghitta
 Non so muovere un passo.
 Sto ferma come un sasso.
 Se si move una mosca o soffia il vento
355io principio a tremar dallo spavento.
 Brunoro
 Alfin l’ho ritrovato.
 Anche questo periglio è superato. (Entra nel nascondiglio e chiude)
 Ghitta
 Ahi! Parmi aver inteso
 a serrare una porta.
 il Conte
                                       In questo quarto,
360ch’essere non solea molto abitato,
 io starò rimpiattato.
 Ghitta
 Parmi di sentir gente.
 Mi trema il cor.
 il Conte
                                Ma qui v’è qualcheduno,
 chi va là? Chi va là?
 Ghitta
                                       Misericordia. (Si sente il tamburo)
 il Conte
365Come? Un altro tamburo?
 Ghitta
                                                  Ah che ci sono?
 il Conte
 Ferma, ladro, assassino. (Afferrando Ghitta)
 Ghitta
 Ah signor tamburino,
 abbiate compassione.
 il Conte
 Una donna? Sei tu che va suonando?
 Ghitta
370M’avete presa in fallo,
 io non suono signor ma tremo e ballo.
 il Conte
 Chi ha suonato il tamburo?
 Ghitta
                                                    A me il chiedete?
 Voi del tamburo il suonator non siete?
 il Conte
 No; quello non son io. Ma tu chi sei?
 Ghitta
375Io la Ghitta mi chiamo.
 il Conte
 La Ghitta? Appunto io bramo
 teco parlar. (Questa è di cuor sincero;
 da lei la verità saper io spero).
 Vien qui, dammi la mano.
 Ghitta
                                                   Oh signor no.
 il Conte
380(Allettarla convien). Cara sappiate
 ch’io vi voglio gran bene.
 Ghitta
                                                Oh! Cosa dite?
 il Conte
 Son venuto per voi.
 Ghitta
                                      Per me?
 il Conte
                                                        Senz’altro.
 Discacciate il timor, state sicura.
 Ghitta
 M’è passata un tantino la paura.
385Ma chi siete?
 il Conte
                            Domani
 a voi mi scoprirò.
 Ghitta
 Discopritevi adesso.
 il Conte
                                        Adesso no;
 ma avvertite a non dire a chi che sia
 d’aver meco parlato.
 Ghitta
                                        Oh non temete;
390io dirò a tutti che non so chi siete.
 il Conte
 Ma non avete a dir d’aver parlato.
 Ghitta
 Parlato signorsì.
 Ma non dirò con chi.
 il Conte
                                        Non lo direte
 perché non lo sapete.
 Ghitta
                                         Ci s’intende.
 il Conte
395E se voi lo sapeste,
 a tutti lo direste.
 Ghitta
                                 Non v’è dubbio.
 il Conte
 Eppure questa volta
 non dovete di ciò formar parola.
 Ghitta
 Pazienza! Mi verrà tanto di gola.
400Cecco lo può saper?
 il Conte
                                       Cotesto Cecco
 è forse vostro amante?
 Ghitta
                                            Egli è mio sposo.
 il Conte
 Sarà di voi geloso.
 Ghitta
                                    Cosa dite?
 il Conte
 Ch’egli avrà gelosia.
 Ghitta
 Questa roba non so che cosa sia.
 il Conte
405Pregate il ciel di non saperlo mai.
 Ghitta
 Finora non provai
 amando alcun tormento; e se dovessi
 per amore provar tantin di pena
 benché donna non son, se m’intendete,
410colà lo manderei, dove sapete.
 
    M’ha detto la mia mamma
 che Amor è un bel bambino;
 se viene il poverino,
 lo voglio accarezzar.
415Ma se mi farà male,
 se mi vorrà graffiar
 dirò: «Va’ via briccone,
 ch’io non ti voglio amar».
 
    Io son tanto bonina,
420io non mi fo gridar.
 Ma sono tenerina,
 son presta a lagrimar. (Parte)