Il conte Caramella, Venezia, Bettinelli, 1751

Vignetta Frontespizio
 SCENA III
 
 DORINDA, poi la CONTESSA
 
 Dorina
 Sì sì, ti sposerò
115se di meglio di te non troverò.
 Per esserti fedele
 dovrei lasciar di migliorar lo stato?
 La mia mamma così non m’ha insegnato. (Viene la contessa)
 Oimè! Ah siete voi? Deh compatite,
120tutto mi fa tremar. Sempre a me pare
 di veder il tamburo.
 Contessa
                                        Anch’io pavento
 allorquando lo sento; e non so come
 introdotto si sia
 questo spirto folletto in casa mia.
 Dorina
125Eh non è già folletto.
 Contessa
                                        E che sarà?
 Dorina
 L’anima del padron ch’è morto in guerra.
 Contessa
 Ma io della sua morte
 non ho certa novella.
 Dorina
 Non lo credete? Oh bella?
130L’hanno scritto gli avvisi.
 Contessa
                                                I gazettieri
 scrivono poche volte i fatti veri.
 Dorina
 E poi secondo me
 da dubitar non c’è; qui in questa casa
 spiriti non abbiam sentiti mai,
135se non doppo l’avviso di sua morte.
 Egl’era un guerrier forte,
 amante di tamburi e di trombette,
 onde adesso ch’egl’è spirito puro,
 vi viene a salutar con il tamburo.
 Contessa
140Ma che vuole da me?
 Dorina
                                         Non l’intendete?
 Con quel tarapatà dice così:
 «Sposati, sposati, sposati sì».
 Contessa
 Taci, Dorina, tu mi tenti invano.
 Son fedele al consorte
145e se della sua morte
 sicurezza maggiore io non ricevo
 della destra e del cor dispor non devo.
 
    Non mi parlar d’amore,
 non provocarmi a sdegno.
150Sai del mio cor l’impegno,
 taci, mi tenti invan.
 
    Non fia che nuovo ardore
 nascermi senta in seno,
 se i primi affetti appieno
155estinti non saran.