Candace, Venezia, Rossetti, 1740

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA V
 
 NICETA e LAGIDE creduto Aulete
 
 NICETA
 Non bastava, o crudele,
 un sol timore al misero cor mio
 se tu non v’aggiungevi
240un secondo spavento?
 Tu consigliarmi a perderti? Potesti
 pensarvi, ingrato, e dirlo ancor?
 LAGIDE
                                                            Niceta,
 tanto io dovea, doveasi a tua grandezza,
 doveasi a la fortuna
245de l’amico Lagide,
 questa de l’amor mio vittima illustre;
 ma Lagide in virtù troppo m’avanza,
 tu mi vinci in amor.
 NICETA
                                        Ma se il tiranno
 l’empia legge sostenta?
 LAGIDE
                                             Ha l’amor nostro
250in Lagide il suo fato.
 NICETA
                                        In esso io spero;
 ma se mai un destino
 maggiore di Lagide
 mi sforzasse a lasciarti,
 saprei prima morir che disamarti.
 
255   Troppo caro, o dio mi sei,
 vago sol degli occhi miei,
 per poterti abbandonar.
 
    Ah! Se io vivo sol per te,
 se a te servo amore e fé,
260altri mai non potrò amar.